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giovedì 10 maggio 2012

ANTONIO CONTE


Discorso a parte lo merita il Mister Antonio Conte.
Scommessa vinta.
Andatevi a rileggere quello che avevo scritto dopo la prima partita della stagione contro il Parma.
In un clima di generale sfiducia mi ero permesso di evidenziare che il suo arrivo sulla panchina della Juve sarebbe stato il valore aggiunto.
La sua grinta, il suo acume tattico, la sua fame di vittoria e, soprattutto,
la sua "juventinità" facevano di lui l'uomo perfetto per la rinascita bianconera.
Non ho lesinato alcune critiche durante l'annata ma i risultati ottenuti sono sotto gli occhi di
tutti ed è evidente il fatto che gran parte del merito di questo trentesimo scudetto sia da ascrivere
al condottiero leccese.
Lo definivano integralista per il suo credo tattico. Sono bastate poche partite per trasformare
l'adorato 4-2-4 (che l'aveva portato a vincere campionati con il Bari e con il Siena) in un 3-5-2
o in un più offensivo 4-3-3 sfruttando al meglio le doti dei giocatori a disposizione.
Ha saputo rigenerare atleti definiti NON da Juve come Bonucci, Pepe, De Ceglie e altri.
Ha trovato la giusta collocazione ad un campione come Andrea Pirlo dato per finito da molti
e rivelatosi l'arma vincente.
Non ho condiviso la sua insistenza nello schierare sempre e comunque Mirko Vucinic anche
quando quest'ultimo non azzeccava una partita; non capivo l'ostracismo verso Alessandro Del Piero,
un campione, una bandiera ma, soprattutto, un atleta ancora in grado di effettuare prestazioni di
rilievo; mi sembrava che i molti pareggi contro le piccole fossero una conseguenza del poco
coraggio nel cercare i tre punti.
Tutte queste cose sono state spazzate via dai risultati. Vucinic ha chiuso il campionato con 9 reti
(comunque pochini per un attaccante), molti pali e mille assist; i tanti pareggi servivano a mantenere
l'imbattibilità. Quando una squadra non perde MAI in un campionato difficile come quello
italiano significa che ci sono dei valori che vanno oltre quelli meramente tecnici.
A volte (anche nell'era dei 3 punti per vittoria) pareggiare quattro partite è meglio che fare due vittorie e due sconfitte; anche se i punti ottenuti sono di meno, il fatto di non uscire sconfitti aumenta
l'autostima e dona alla squadra un alone di imbattibilità. Tutto questo io l'ho capito tardi mentre
il nostro Mister, per fortuna, l'ha sempre saputo...

"Senza di te non andremo lontano, Antonio Conte Capitano!!!"


2 commenti:

  1. La pareggite non era quindi una malattia, ma il sapersi dosare e nascondere i periodi di scarsa forma. Conte stratega, vive di calcio, altro che balle...
    Con i vecchi punteggi, 2 punti alla vittoria (che io ancora rimpiango), il discorso assume la sua forma definiva:

    JUVE: 22V + 15P = 44 + 15 = 59
    MILAN: 23V + 8P = 46 + 8 = 54

    LA DIFFERENZA E' ANCORA PIU' NETTA!

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  2. Io preferisco i tre punti per vittoria.
    Chi vince, o cerca di farlo, deve essere premiato
    rispetto a chi specula sul risultato.
    Avremmo vinto comunque. Bene così.

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