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mercoledì 3 luglio 2013

UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA



E venne il giorno...
Dopo due anni e mezzo di delusioni e 46 (un numero un destino)
Gran Premi senza vittorie, Valentino Rossi torna sul gradino più alto del podio.
Lo fa sulla pista olandese di Assen, una delle più prestigiose del mondo.
Serviva come il pane questa vittoria.
In primis a lui, naturalmente, che vedeva avvicinarsi
la fine di una gloriosa carriera inanellando sconfitte in serie.
Serviva alla Yamaha che, con Lorenzo in gara nonostante una frattura alla clavicola
(alla fine è arrivato quinto.... eroico!), sperava nel "dottore" per togliere qualche
punto ai rivali della Honda.
Ma, soprattutto, serviva alle "vedove" di Rossi.
Quelli che senza i suoi trionfi non sanno di cosa parlare, non vendono giornali e
vedono calare drammaticamente l'audience in tv.
Incredibili i commenti post-gara. Quasi nessuno si è soffermato sul fatto che la
vittoria sia arrivata in una gara con due dei piloti più forti fratturati
(Lorenzo e Marquez) e il terzo (Pedrosa) che, come spesso è accaduto in carriera,
vince le gare "inutili" e perde quelle fondamentali.
Tutti a celebrare il ritorno del "fenomeno" e silenzio assoluto su tutto il resto.
Ricordo chi, a inizio stagione, diceva che Rossi, in sella alla Yamaha,
sarebbe tornato a dominare e avrebbe vinto il mondiale.
Erano in tanti.
Ora che siamo quasi a metà stagione, Valentino è in quinta posizione
a cinquanta punti dal leader Pedrosa, a quaranta dal suo compagno di squadra
Lorenzo e a trenta dall'esordiente Marquez.
Dietro, addirittura, al britannico Crutchlow che corre su una moto clienti.
Per questo motivo aspetterei almeno altre tre o quattro gare per capire
se Rossi sia tornato davvero il numero uno come giurano i suoi tifosi o se, come credo io,
si sia trattato solamente di un fuoco di paglia condizionato da eventi fortuiti.
Un'ultima cosa: io non sono contro Rossi.
Credo sinceramente che sia stato il miglior pilota di sempre ma sono altrettanto convinto
che negli ultimi cinque anni Lorenzo, Stoner e persino Pedrosa,
siano stati più forti di lui.







A VISO COPERTO



Riccardo Gazzaniga è un poliziotto, un celerino, un sindacalista.
Riccardo Gazzaniga è, anche, uno scrittore.
A viso coperto è il suo romanzo d'esordio.
Un esordio coi fiocchi.
Si potrebbe parlare, quasi, di autobiografia e non si andrebbe troppo lontano
dalla realtà. Tra i protagonisti del libro c'è Nicola Vivaldi, poliziotto e aspirante scrittore
ed è inevitabile immaginare Gazzaniga mentre sceglie il suo alter-ego.
I fatti narrati ripercorrono le vicende di un gruppo di ultras e di alcuni celerini
della polizia di Genova.
Uomini che, per scelta o per dovere, si affrontano nelle strade
intorno allo stadio di Marassi.
Un libro scritto da chi questi fatti li conosce alla perfezione per averli vissuti
in prima persona.
La bravura di Gazzaniga sta nel non ergersi a giudice bensì di
limitarsi a descrivere le vite di questi ragazzi che si assomigliano fra loro più
di quanto possano immaginare.
Con un linguaggio crudo e diretto l'autore ci trascina nel vivo dell'azione
ed è davvero difficile non farsi coinvolgere dalle vicende narrate.
Un libro consigliato a tutti quelli che odiano i pregiudizi.

Voto : 4/5