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mercoledì 30 dicembre 2015

LIBRI 2015






Nel 2015 ho letto 43 libri.
Miei brevi pensieri su alcuni di essi.

Per la prima volta non eleggo mio libro dell'anno il piu' bello bensì il più "importante".
Sottomissione di Michel Houellebecq è un libro tosto.
Crudo, diretto, scomodo, provocatorio e, Dio non voglia, profetico.

Tra i più belli scelgo invece questi cinque:

1) REVIVAL di Stephen King.
2) IL GIOVANE HOLDEN di J.D. Salinger
3) IL PASSATO E' UNA BESTIA FEROCE di Massimo Polidoro
4) TEORIA DELLE OMBRE di Paolo Maurensig
5) PROUD di Tiziano Incani alias "il Bepi"

"Revival" è il solito ottimo romanzo del "Re". Da qualche anno ha ritrovato la forma degli anni migliori
e non sbaglia più un colpo. Qui siamo tra il "Frankenstein" di Mary Shelley e Lovecraft.
Con il tocco del Maestro a rendere tutto più saporito.

Ebbene si, in 43 anni non avevo mai letto "Il Giovane Holden".
Ho rimediato quest'anno e ne sono ben felice. Libro perfetto o quasi.

"Il passato è una bestia feroce" è un ottimo thriller.
Polidoro un bravo scrittore che per la prima volta, se non sbaglio,
si è cimentato con la narrativa per adulti.
Bersaglio centrato.

Con "Teoria delle ombre" Maurensig è tornato ai temi del suo capolavoro,
"La variante di Luneburg".
Scacchi e nazismo. Sapientemente miscelati per creare un giallo godibile che prende
spunto dalle reali vicende del Campione di Scacchi Alexandre Alekhine. 

"Proud" non è la solita autobiografia di un artista. Tiziano Incani ha fatto di più.
Con questo suo primo libro ha scelto di analizzare "track by track" tutte le sue
canzoni (ormai siamo oltre il centinaio). Svela tanti aneddoti della sua carriera. 
Spiega come è nato il suo alter ego.
Un pò come Alice Cooper per Vincent Fournier, il Bepi è... "reale".
Cantautore, performer, attore, presentatore e adesso anche scrittore.
Di tutto un pò. E tutto fatto con ottimi risultati. 

Nel 2016 vorrei leggere meno libri ma più "corposi". 
Privilegiando, se possibile, la qualità rispetto alla quantità. 

Per chi fosse interessato, qui di seguito, tutti i libri che ho letto in questo intenso 2015:


DEL VIGO & FERRARA IL METODO SALVINI

ALCIATO A. 

METODO CONTE

VONNEGUT K. 

MATTATOIO N.5 

INCANI T. (il Bepi) 

PROUD

POLDELMENGO L.

ODIA IL PROSSIMO TUO

MAURENSIG P.

TEORIA DELLE OMBRE

ROMAGNOLI G. 

SOLO BAGAGLIO A MANO

HAMID M. 

IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE

GURGANUS A. 

ANCHE LE SANTE HANNO UNA MADRE

POLDELMENGO L.

NEL POSTO SBAGLIATO

FARACI T. 

LA VITA IN GENERALE 

VONNEGUT K. 

QUANDO SIETE FELICI FATECI CASO

PIEDIMONTE S. 

MIRACOLO IN LIBRERIA

KING S.

ON WRITING

MOEHRINGER J. R. 

IL CAMPIONE E' TORNATO

BERRY S.

LA PROFEZIA DEI ROMANOV

ELLROY J. 

AMERICAN TABLOID

PATRIGNANI L.

THERE

PENNAC D.

STORIA DI UN CORPO

CHIUSANO I. A. 

L'ORDALIA

NESBO J. 

SANGUE E NEVE

CORONA M.

CONFESSIONI ULTIME

SALINGER J. D. 

IL GIOVANE HOLDEN

POLIDORO M.

IL PASSATO E' UNA BESTIA FEROCE

DE SAINT-EXUPERY 

IL PICCOLO PRINCIPE

FOSCHI P.

OMICIDIO AL GIRO

TARGIA E.

QUELLA NOTTE ALL'HEYSEL

SEETHALER R.

UNA VITA INTERA

FALETTI G.

LA PIUMA

DESIATI M.

LA NOTTE DELL'INNOCENZA

DEPARDIEU G.

E' ANDATA COSI'

SANCHEZ Y.

CUBA LIBRE

CULICCHIA G.

E COSI' VORRESTI FARE LO SCRITTORE

SALINGER J. D. 

I GIOVANI

CANESCHI M. 

LA JUVENTUS SPIEGATA A MIA FIGLIA

FOLLETT K.

LA CADUTA DEI GIGANTI

KING S.

REVIVAL

LONGO M.

ROCKSTAR A META'

CULICCHIA G.

MA IN SEGUITO A RUDI SCONTRI

FREEMAN B.

POLVERE ALLA POLVERE

HOUELLEBECQ M.

SOTTOMISSIONE

DE LUCA E.

LA PAROLA CONTRARIA

MOEHRINGER J. R. 

OLTRE IL FIUME

domenica 8 novembre 2015

ANCHE I ROSSI PIANGONO




Tutto è bene quel che finisce bene.
Ha vinto Lorenzo, Viva Lorenzo!
Nessuno piu del maiorchino meritava di vincere questo titolo.
Dopo un inizio di stagione particolarmente difficile, Jorge non ha sbagliato quasi nulla.
Pochi, pochissimi, errori. Quasi sempre più veloce del suo rivale principale,
il compagno di scuderia Valentino Rossi.
In gara e in prova. Se non ricordo male, Lorenzo è partito davanti a Rossi
15 volte in 17 gare (l'ultima naturalmente non la conto).
7 gare vinte contro le 4 del pesarese.
274 giri al comando di una gara rispetto ai 50 di Valentino.
Per 10 volte Lorenzo ha finito la gara davanti a Rossi.
Il contrario è successo 7 volte.
Freddi numeri certo. Ma i numeri non mentono.
Questi sono fatti, non opinioni, e non si possono "interpretare".
Sgombriamo il campo da ogni equivoco. Tifavo Biaggi e tifo Lorenzo da sempre.
Di certo non i migliori amici di Rossi :-)
Questo non mi impedisce di riconoscere che "The Doctor" sia (stato) il miglior pilota di sempre.
Non il piu' veloce in senso assoluto. Lo stesso Lorenzo, l'astro nascente Marquez,
l'indimenticabile Stoner, in quanto a velocità pura sono, probabilmente, superiori a Valentino.
Quando dico che Rossi è stato il migliore di tutti mi riferisco al fatto che Vale ha sempre avuto
la ferocia dei numeri uno, la forza mentale, il killer instinct, l'infinita e incredibile voglia di vincere.
Tutte doti indiscutibili che fanno di lui il Top Rider degli ultimi trent'anni. Almeno.
Nove titoli mondiali (numeri, fatti...) sono lì a dimostrarlo.
Detto tutto questo, mi permetto di evidenziare il disgustoso circo mediatico costruito
dai mass media "vicini" a Rossi nelle due settimane post Sepang e pre Valencia.
Che lo facciano gli amici di Valentino e i suoi tifosi ci può stare, che questo sporco giochino
lo facciano dei professionisti è perlomeno discutibile.
Un conto è il tifo, appunto, e ognuno tifa chi vuole.
Altra cosa è negare l'evidenza dei fatti.
Rossi a Sepang ha sbagliato. Punto. Succede anche ai campionissimi. E a lui è successo.
Ha sbagliato il giovedì in conferenza stampa ad attaccare Marquez, reo, a giudizio di Valentino,
di favorire il connazionale Lorenzo.
A questo proposito qualcuno deve spiegarmi per quale motivo se Marquez voleva aiutare Lorenzo,
lo ha superato nell'ultimo giro in Australia togliendogli vittoria e 5 punti fondamentali.
A Sepang Rossi ha sbagliato anche in gara cadendo nel "trappolone" orchestrato
dal giovane Marquez.
Irretito dalle manovre (fastidiose ma non illegali) di quello che una volta era suo amico nonchè
erede designato, Rossi ha rallentato deliberatamente, fin quasi a fermarsi, per cercare un contatto
con Marquez. Contatto avvenuto e che ha provocato la caduta e il fine gara per Marc.
La manovra di Rossi (con l'ormai famoso "calcetto" sferrato alla moto di Marquez)
è stata scorretta, illegale e giustamente sanzionata dalla direzione gara.
E qui tocca aprire un'altra parentesi. Se i giudici della Moto GP (non io) hanno visto
il dolo nell'azione di Rossi, dovevano squalificarlo e togliergli i 16 punti conquistati con il terzo posto.
Marquez, colpito e affondato, fuori gara e zero punti.
Rossi, sanzionato per manovra scorretta, sedici punti.
Qualcosa non torna.
In passato abbiamo visto bandiere nere per molto meno.
Naturalmente una decisione del genere avrebbe permesso a Rossi di giocarsela "alla pari"
a Valencia. In prova e in gara. Avrebbe avuto 9 punti da recuperare a Lorenzo ma
poteva farlo partendo dalla posizione meritata in prova e non dall'ultima casella dello schieramento.
E ci saremmo risparmiati lo spettacolo penoso di oggi con Lorenzo in testa dall'inizio,
Marquez a proteggergli le spalle (negare questo vorrebbe dire essere come quei mediocri
giornalisti di cui parlavo prima), Pedrosa attento a non rovinare tutto.
Il quarto posto odierno di Rossi era pronosticabile e così è stato.
Troppo superiore rispetto agli altri piloti in pista (terzetto iberico a parte naturalmente)
per non sapere che, senza incidenti, li avrebbe superati tutti in meno di metà gara.

Considerazioni finali:
1) il mondiale lo meritavano Lorenzo e Rossi. Valentino lo ha perso a Sepang con le folli
dichiarazioni in conferenza stampa e tutto quello che ne è seguito. Suo nervosismo compreso.
2) oggi si è parlato di "biscottone" (e ci sta) ma se anche Marquez avesse superato Lorenzo il
titolo lo avrebbe vinto comunque il maiorchino.
3) Rossi è stato, giustamente, osannato per anni perchè quando c'era da vincere non guardava
in faccia a niente e a nessuno (chiedete a Gibernau e Biaggi, ma non solo a loro).
Oggi quelle stesse persone accusano Marquez (e in parte Lorenzo) di fare lo stesso.
4) Lorenzo è al quinto titolo mondiale. Terzo in Moto GP negli ultimi sei anni.
Dire che non sia un Campione degno mi sembra follia pura.
5) l'ultimo titolo mondiale di Rossi è del 2009. Il tempo passa per tutti e, forse, in questi
anni ci sono stati piloti più bravi di lui. Non è una tragedia.
Questo non cancella la sua carriera leggendaria e tutto quello che ha vinto in passato.
6) se l'anno prossimo Valentino dovesse vincere il titolo sarò ben contento di fargli i complimenti.






venerdì 6 novembre 2015

HARDCORE SUPERSTAR + MICHAEL MONROE 25/10/2015




Poche certezze nella vita.
Una: quando gli Hardcore Superstar sono in tour è inevitabile il passaggio in Italia.
Due: quando gli Hardcore Superstar suonano in Italia, io ci sono!
Questa volta sono stato in dubbio fino all'ultimo. Giornata no.
Malavoglia, malinconia, domenica sera, nessun amico presente...
Ma poi... il richiamo è stato troppo forte e via, corsa in macchina fino al Live di Trezzo sull'Adda.
Il mio locale preferito per concerti di questo livello.
Non troppo grande, a venti chilometri da casa, accogliente e con un'ottima acustica.
Poco da dire sul gruppo di apertura.
Non conoscevo i Chase the Ace. Nulla di memorabile ma mezzoretta di buona musica
per riscaldare l'ambiente.
Dopo di loro tocca a una vera e propria leggenda dello street and sleaze.
Quel Michael Monroe che ormai trent'anni fa fondò i seminali Hanoi Rocks.
Band finlandese che influenzò non poche band del filone Hair Glam Metal che tanto successo
ebbe nei dorati anni '80.
Trattandosi di un tour da co-headliner Monroe e Hardcore Superstar hanno a disposizione
più o meno lo stesso minutaggio.
La scelta su chi debba suonare per ultimo varia in funzione del paese ospitante.
Se nel resto d'Europa l'onore tocca quasi sempre al biondo crinito (tintissimo!) Michael,
in Italia sono, inevitabilmente, i quattro svedesi a chiudere lo show.
Decisione sacrosanta visto l'enorme affetto che gli Hardcore Superstar riscuotono da anni nel Bel Paese.
Ma torniamo a Monroe. La band che lo accompagna è di livello assoluto. Al suo fianco
due personaggi storici, già con lui negli Hanoi Rocks, il bassista Sami Yaffa e il chitarrista Steve Conte.
I 75 minuti dell'esibizione sono volati in un baleno.
Highlights della serata la splendida "Man with no eyes" e la ruffiana "Dead, Jail or Rock 'n' Roll".
Cosa dire di questo ultra cinquantenne che dopo una vita di eccessi e stravizi, si scatena sulle assi
di un palco facendo la spaccata, suonando il sax, l'armonica a bocca, gettandosi tra le braccia dei fans
assiepati nelle prime file?
Uno spettacolo! I suoi movimenti e il suo atteggiamento (ma anche, in parte, il timbro vocale)
fanno di lui una specie di Mick Jagger del Metal. E questo è senza dubbio un complimento.
Difficile fare meglio di così ma gli Hardcore Superstar ce la fanno.
L'inizio è devastante! "Sadistic Girls" e "Guestlist" una dopo l'altra. Siamo già in botta!
Adrenalina a mille.
Poi tocca a "Touch the sky". Brano del recente album "HCSS".
Canzone deboluccia come tutto il cd. Succede anche ai migliori.
Ma è solo un attimo. Si riparte a cento all'ora con "Medicate me", "Bully", la meravigliosa
"Wild Boys" e la iper-melodica "Dreamin' in a casket".
Dopo "Into debauchery" il palco è tutto per il vocalist Jocke Berg e per il chitarrista Vic Zino.
E' il momento di uno splendido e intenso mini set acustico.
Le canzoni scelte per questo intermezzo sono tre perle.
"Someone Special" (forse il primo vero successo nella storia degli Hardcore), "Standing on the verge"
e la bellissima, sofferta e lacerante "Here comes that sick bitch".
Tutto molto bello.
Tocca a "Don't mean shit (to me!!!)  indiscutibilmente il miglior brano del lavoro più recente.
Live è ancora meglio che su cd.
"Hateful" non è una delle mie preferite , "Moonshine" si.
E anche stasera quest'ultima si conferma hit impossibile da escludere dalla setlist.
"Last call for alcohol" è il solito incitamento al delirio.
Bottiglia di jack daniels in mano e inni da osteria cantati dal folto pubblico.
Si avvicina il finale ma non siamo ancora sazi.
Come dicevo prima, è domenica.
Niente di meglio per ricordarci e ricordare a tutti che...
"We don't celebrate sundays". Travolgente e meravigliosa come sempre.
Siamo davvero alla fine. La band lascia il palco.
Ritorna dopo pochi minuti per eseguire una cover di "Long Way to Go"
dal repertorio di Alice Cooper. Ospite d'eccezione?
Introdotto da Jocke con parole di stima totale, quasi devozione...
Michael Monroe!
Proprio lui!!!
Il duetto è da favola. Emozione pura.
A questo punto succede qualcosa di divertente e, per noi, inaspettato.
I quattro Hardcore afferrano il roadie da palco e nonostante la sua resistenza, feroce e tenace,
lo lanciano letteralmente sulle prime file degli spettatori.
Il divertimento di tutti (tranne che del povero roadie) è alle stelle.
Inizia l'ultimo brano, la trascinante "Above the Law", e il roadie trova il modo per vendicarsi.
Durante la canzone inizia a smontare pezzo per pezzo il drum kit di Adde.
E' una scena memorabile.
La canzone finisce con Adde in piedi che pesta con la bacchetta l'ultimo "piatto" rimasto.
Immagino che la scenetta fosse preparata ma l'effetto è stato dirompente.
Pubblico in delirio e risate collettive.
Ennesimo concertone per i quattro bastardi di Goteborg (in questo modo si
sono annunciati sul palco) che si confermano band di livello assoluto.
Soprattutto On Stage.
Forse Jocke non avrà più la voce di 15 anni fa, la scaletta si ripete quasi identica da quattro - cinque tour
ma non c'è niente da fare; un concerto degli Hardcore Superstar è un evento a cui partecipare
tutte le volte che è possibile.
Alla prossima!

P.S. In realtà un'amica era presente. Il sapere che c'eri mi ha dato la spinta definitiva a uscire di casa.
        Grazie Emma! :-)










venerdì 7 agosto 2015

LACUNA COIL & MOVIDA, UBIALE CLANEZZO 31/07/15


Per quanto mi riguarda, quello di questa sera è uno dei concerti più attesi di tutto il 2015.
Non ho mai visto i Lacuna Coil dal vivo e sono curiosissimo di vedere "Live" la piu' famosa
Metal band italiana.
Discorso diverso per i Movida. Adoro i Movida!
Fin dal lontano esordio "Contro ogni tempo" datato 1995.
CD letteralmente consumato a furia di ascolti.
Proprio il ventennale di quel lavoro è stata la scintilla che ha rimesso in pista i Movida.
Con la ristampa del cd arricchita da alcuni inediti e qualche
concerto ben selezionato per vedere se "la macchina funzionava ancora".
E la macchina funziona eccome.
Rivedere i ragazzi in concerto dopo più di 15 anni ha risvegliato in me mille emozioni.
E le canzoni direte voi? Una più bella dell'altra. Non è un concerto da headliner
quindi non c'è spazio per tutto il repertorio ma per le mie preferite si.
Sto parlando di "Anni luce", "Immaginare", "Puro Incanto" e la title track del primo album.
La bellissima "Universo" e "Frammenti" dal secondo cd (Frammenti Simili del 1998).
E poi le recenti, ottime, "Sono un acrobata" e "Il ricamo della farfalla".
Per chi non lo sapesse sono canzoni che con l'adeguata promozione e un doveroso supporto
dalle radio avrebbero spalancato ai Movida le porte di un meritato successo.
Vedere che dopo vent'anni (e a quasi 15 dalla "pausa") la formazione è immutata mi fa capire
l'affetto e l'amicizia che legano i 5 Movida.
E dopo il concerto la sorpresa più bella. Tutti nel backstage a firmare autografi, fare foto
e scambiare due parole (nel mio caso qualcuna in più) con i fans.
Umiltà e disponibilità. Due doti inestimabili e non sempre presenti in chi fa l'artista di professione.
Alessandro Ranzani alla voce, Super Mario Riso (un fenomeno!) alla batteria,
Ivan Lodini al basso, Gianluca Battaglion e Giovanni Frigo alle chitarre.
Una splendida serata, Grazie Ragazzi!



Veniamo al piatto forte della serata. Come accennato in precedenza, i Lacuna sono probabilmente
l'unica band metal italiana famosa in tutto il mondo.
Stati Uniti in primis grazie alle loro esibizioni all'OzzFest e a innumerevoli altri Festivals.
Lo confesso senza problemi, non sono la mia band preferita e non conosco a fondo tutto il
repertorio ma la curiosità era davvero tanta.
Non nascondo che avevo anche qualche stupido pregiudizio.
Ho sempre pensato che il loro successo fosse in gran parte merito della splendida
cover di "Enjoy the silence" e del fascino indiscutibile della cantante Cristina Scabbia.
Proprio Cristina è stata, per me, la vera rivelazione della serata.
Mi aspettavo, stupidamente, poco più che una "starlette" e invece...
Gran voce, grande padronanza del palco e, soprattutto, grandissima grinta.
Non me ne vogliano gli altri membri della band, tutti bravissimi, ma è chiaro come il sole che
Miss Scabbia (o MissScabbia come si fa chiamare sui maggiori "social")
sia il pezzo da novanta che fa la differenza.
Esibizioni come questa fanno capire cosa vuol dire suonare per tanti anni in giro per il mondo
davanti a audience anche di 80-100 mila persone.
Per mio gusto personale i momenti migliori della serata sono stati l'inizio con
la bella "Trip the darkness", l'accoppiata "Swamped/Zombies", la stupenda "Heaven's a lie"
(veramente un gran pezzo!) e il gran finale con la già citata "Enjoy the silence"
e la bellissima "Our Truth".
Su questo brano soprattutto la front woman è assolutamente da brividi.
"We Fear Nothing" Cri!!!
In definitiva un ottimo concerto e una splendida serata per la quale devo ringraziare ancora una
volta i ragazzi di Ubiale Clanezzo. Organizzazione perfetta, ottimo cibo, prezzi popolari e la
possibilità di vedere grandi gruppi senza spendere un euro grazie all'ottima politica del "Free Entry".
Arrivederci all'anno prossimo!








FOLKSTONE, UBIALE CLANEZZO 25/07/15




Due giorni dopo lo splendido concerto dei Rhapsody Of Fire rieccomi in quel di
Ubiale Clanezzo per lo spettacolo dei Folkstone.
La band orobica si sta facendo spazio a suon di cd e grandi esibizioni live
nel folto panorama metal italiano.
Rispetto a due sere fa balza subito all'occhio una bella differenza.
Tanta, tantissima gente è venuta a vedere i Folkstone.
Non trascuro il fatto che sia sabato e nemmeno dimentico che in terra bergamasca
i ragazzi "giocano in casa"; ma mi piace pensare che la grossa affluenza sia merito
della band, delle sue capacità e del "passaparola" di chi li ha già visti e li raccomanda agli amici.
In scaletta, come sempre per i Folkstone, molte canzoni.
Grande spazio naturalmente ai brani tratti dall'ultimo cd, il più che discreto "Oltre l'abisso".
Si parte con "Fuori sincronia" che, a dispetto del titolo, dimostra come i nove folkstoniani
siano ormai una macchina ben rodata da tanti concerti e una decina d'anni a girovagare
per l'Italia e l'Europa.

E' incredibile vedere gli enormi progressi fatti dalla band rispetto alle
incerte esibizioni degli esordi. Lore è diventato un protagonista assoluto con la sua voce
particolare e il suo carisma sul palco. Edo alle pelli è un terremoto! Assolutamente devastante.
Maurizio suona mille strumenti e tutti in modo perfetto.
Non dimentichiamo la particolarità dei Folkstone. Un folk metal nel quale trovano spazio,
di fianco ai classici basso-chitarra-batteria, strumenti molto particolari come
cornamuse, ghironda, flauto, arpa, bombarda...
Nelle due ore di esibizione c'è spazio per quasi tutti i cavalli di battaglia.
Frerì, In caduta libera, Anime Dannate, Simone Pianetti, Omnia Fert Aetas (splendida),
Nebbie, Rocce nere. La mia preferita resta "Non sarò mai" e anche questa sera mi ritrovo
a cantare il ritornello a squarciagola come se non ci fosse un domani.
Perchè "non sarò mai schiavo del facile" e "non avrò mai un pensiero comune da rispettare!"

Due le cover proposte. "Tex" fatta in un modo che i Litfiba odierni se la sognano e la new entry
"I fought the law" dal repertorio dei Clash. Non ho mai amato la band londinese e anche la versione
orobica non mi ha particolarmente convinto. Poco male.

Dopo l'inevitabile e meritatissima pausa, chiusura con i fuochi d'artificio.
"Nella mia fossa" e "Prua contro il nulla" sono una doppietta che stenderebbe pure un toro.
Chi ha ancora una goccia di energia si scatena con la canzone che dà il nome al gruppo
e con la conclusiva "Con passo pesante".

Gran serata, gran concerto e ci lasciamo con la promessa di rivedere i Folkstone
il 26 agosto a Trescore Balneario, sempre in provincia di Bergamo.












RHAPSODY OF FIRE, UBIALE CLANEZZO 23/07/15








I ragazzi del "Power Sound" di Ubiale Clanezzo (BG) hanno fatto davvero le cose in grande.
Otto serate di musica ad alto livello in due settimane con band di sicuro richiamo della scena
italica come Folkstone, Rezophonic, Movida, Lacuna Coil, Omar Pedrini e Rhapsody of  Fire.
E sono proprio i triestini Rhapsody Of Fire i protagonisti della prima serata.
Partiamo dall'unica nota dolente. Poca, pochissima gente per una delle bands più importanti
del metal italiano. La band che con il suo mitico e ancora inarrivabile "Legendary tales"
nell'ormai lontano 1997 creò un vero e proprio genere.
Vero che è giovedì, vero che non hanno un album recente da presentare, vero che per qualcuno
Ubiale Clanezzo è un posto immaginario sperduto chissà dove (si tratta invece di una località in
provincia di Bergamo a neanche mezz'ora dal capoluogo orobico e a meno di un'ora da Milano) ma stiamo parlando dei RHAPSODY OF FIRE!
Una band incredibile con canzoni meravigliose e, particolare non trascurabile di questi tempi,
in concerto gratuito. Avete capito bene: Gratis!
Perchè i ragazzi di Ubiale amano la buona musica e in cambio dello spettacolo offerto
si aspettano solo tanta gente a bere e mangiare nel loro stand gastronomico
(e anche lì ne vale la pena).
Se non supportiamo queste manifestazioni non venite poi a lamentarvi quando non ci saranno più.
Chiusa la polemica parentesi passiamo allo spettacolo.

I Rhapsody dopo anni sui palchi di tutto il mondo sono una macchina da guerra.
Il cantante Fabio Lione è un professionista assoluto rodato da mille esperienze e collaborazioni.
Se Gamma Ray, Kamelot, Angra (solo per fare qualche nome) chiede le tue prestazioni
significherà pure qualcosa.
Dietro le pelli quel mostro di bravura che è Alex Holzwarth.
Il leader e fondatore Alex Staropoli come sempre defilato e semi nascosto dietro le sue tastiere.
Roberto De Micheli alla chitarra a recitare il ruolo del genio Luca Turilli (cofondatore della band
e ormai occupato a tempo pieno con il suo progetto solista Luca Turilli's Rhapsody).
Al basso l'ultimo arrivato, il triestino Alessandro Sala ex-Sinestesia e, per gli amanti del gossip,
vincitore dieci anni fa della prima edizione de "La Pupa e il Secchione".
Programma non proprio memorabile ma che ebbe un discreto successo all'epoca.
Ma a noi interessa la musica e Alessandro Sala questa sera ha dimostrato di essere un bassista
cazzuto e di sicuro valore.
La scaletta presentata dai nostri è praticamente perfetta.
Pochi estratti dall'ultimo cd "Dark wings of steel" (il primo in studio senza Turilli) e una lunga e bella cavalcata nella storia del gruppo pescando da quasi ogni album pubblicato.
Difficile fare classifiche di gradimento ma è chiaro che brani meravigliosi come
"Land of Immortals", "Dawn of Victory", "Holy Thunderforce" la fanno da padrone.
Non manca il commosso ricordo di Lione in memoria dell'amico Christopher Lee
recentemente scomparso prima dell'esecuzione di "The magic of the wizards dream".
La chiusura è inevitabilmente affidata all'epico inno "Emerald Sword".
Vero e proprio marchio di fabbrica del combo giuliano.
Una canzone meravigliosa che ha scritto i canoni di questo genere.
A seguire la set-list della serata. Chiedo venia per qualche possibile errore
ma non avendo sottomano la scaletta ufficiale devo affidarmi esclusivamente alla mia memoria
che, pur essendo discreta, inizia a perdere qualche colpo.


VIS DIVINA / HOLY THUNDERFORCE
LAND OF IMMORTALS
THE MARCH OF THE SWORDMASTER
UNHOLY WARCRY
TRIUMPH OR AGONY
DARK WINGS OF STEEL
LAMENTO EROICO
ERIAN'S MYSTICAL RHYMES
*
WISDOM OF THE KINGS
DAWN OF VICTORY
THE VILLAGE OF DWARVES
KNIGHTRIDER OF DOOM
THE MAGIC OF THE WIZARDS DREAM
REIGN OF TERROR
EMERALD SWORD





sabato 1 agosto 2015

IL MOMENTO DI UCCIDERE




Dei tanti film tratti dai libri di John Grisham "Il momento di uccidere" è di sicuro il migliore.
Gran parte del merito và in parte alla solida regia di Joel Schumacher
(Un giorno di ordinaria follia, Batman Forever, Batman & Robin, Tigerland...) ma soprattutto
all'incredibile cast messo insieme per l'occasione.
OK per i ruoli principali ma quando per i "personaggi di contorno" puoi permetterti di schierare
gente come Kevin Spacey, Ashley Judd, Donald e Kiefer Sutherland capisci che il gioco è fatto.
Ma chi sono i protagonisti? I protagonisti sono la deliziosa Sandra Bullock, l'onnipresente
Samuel Jackson (ma quanti film ha fatto?) e il bravissimo Matthew McConaughey qui
in una delle sue prime interpretazioni.
Fa ridere pensare che McConaughey sia stato scoperto da molti solo recentemente dopo
i suoi ruoli in Magic Mike, Dallas Buyers Club, The Wolf of Wall Street e, soprattutto,
nella pluripremiata (e bellissima) prima stagione della serie "True Detective".
Fa ridere perchè già vent'anni fa in questa pellicola si capiva che il bel Matthew era
un Signor Attore.
La trama in breve.
Due bifolchi razzisti sequestrano e stuprano la figlia neanche undicenne dell'afro-americano
Carl Lee (interpretato da Samuel Jackson). Quest'ultimo capisce che i due delinquenti
se la caveranno con una pena lieve e decide di farsi giustizia da solo uccidendoli entrambi
a colpi di fucile. Inevitabilmente sarà lui a finire sotto processo e a rischiare la pena di morte.
A prendere le sue difese sarà l'amico e giovane avvocato alle prime armi Jack Brigance
(Mc Conaughey) che aiutato dalla studentessa di legge Ellen Roark (la Bullock) farà
di tutto per evitare a Lee la pena capitale.
Qualche lungaggine di troppo (150' i minuti della pellicola) mi impedisce di dare il massimo
dei voti ma si tratta sicuramente di un ottimo film nel genere legal-thriller.
Memorabile l'arringa finale dell'ottimo McConaughey.
Voto : 4/5


METAL FOR EMERGENCY 2015



Il "Metal For Emergency" sta diventando un appuntamento irrinunciabile per tutti gli
amanti dell'Heavy Metal. In particolare per gli appassionati del filone "Power".
Quest'anno i ragazzi di Cenate Sotto (BG)
hanno davvero fatto le cose in grande e dopo averci regalato
negli anni passati gruppi come Grave Digger, Mago de Oz, Rhapsody of Fire....
ecco il pezzo da 90: i Gamma Ray di Mister Kai Hansen!
Ma andiamo con ordine.
Il venerdi' si scaldano i motori con Lionsoul (persi per motivi logistici...), Domine e
Iron Savior.
I Domine sono da sempre una delle mie 5 metal bands italiane preferite, li vedo sempre
con estremo piacere e anche questa volta non hanno deluso le aspettative.
La band dei fratelli Paoli propone il suo epic metal dalle svariate influenze
(Thin Lizzy, Manowar e pure i Queen tra le più evidenti).
Il loro ultimo cd (Ancient Spirit Rising) è del 2007 inevitabile quindi che la scaletta proposta
dai nostri sia pressochè invariata rispetto agli ultimi concerti ai quali ho assistito.
Non male in senso generale perchè ascoltare capolavori come "The Hurricane Master", "Thunderstorm" o l'immensa "The Aquilonia Suite" è sempre un piacere.
Però l'attesa per il nuovo album è diventata spasmodica e non sarebbe male sentire nuovi
pezzi live.
Cosa dire dell'esibizione? Nulla di nuovo sotto il sole.
Morby é il solito cavallo di razza e la sua voce nonostante le 50 e più primavere alle spalle
non ha perso un grammo della sua potenza. Enrico Paoli è un chitarrista di classe come pochi.
La sezione ritmica con Riccardo Paoli al basso e Stefano Bonini alla batteria non perde un colpo
mentre le tastiere di Riccardo Iacono fanno come sempre il loro "sporco" e utile lavoro.
Gran concerto!

Gli headliner della prima serata sono gli Iron Savior di Piet Sielck. Per chi non lo sapesse
Piet faceva parte della primissima formazione degli Helloween. E scusate se è poco.
Conosco e apprezzo gli album della band tedesca da sempre
(se non sbaglio siamo a otto lavori in studio e l'ultimo "Rise of the Hero" del 2014 è un signor cd)
ma non avevo mai avuto occasione di vederli dal vivo.
Ebbene, esame superato. Nonostante un sound monolitico e con poche variazioni sul tema,
il power metal dei Savior è perfetto per passare 90 minuti in allegria.
Batteria in doppia cassa quasi perenne, ritmiche serrate, fiumi di riffs e ritornelli iper melodici.
Una quindicina di pezzi senza cali di tensione ripercorrendo quasi vent'anni di onorata carriera.
Pezzi forti della serata "Mind Over Matter", "I've been to hell", "Coming Home" e l'inno
"Heavy Metal Never Dies" con il ritornello cantato a squarciagola da tutti i presenti.
La chiusura con la cover di un pezzo storico come "Breaking The Law" (dei Judas Priest...
potevo anche non scriverlo vero?) è la classica ciliegina sulla torta.
Singolare la scelta delle tre chitarre (Piet oltre che cantare non molla mai la sua sei corde) visto
che non si parla di un gruppo come gli Iron Maiden con armonizzazioni e mille cambi di tempo.
Anche il look scelto dai nostri è abbastanza particolare. Più che una band metal sembravano
sei turisti tedeschi in vacanza in riviera.
Ma come si dice: è il risultato che conta. Quindi bando alle ciance e Iron Savior promossi!

Il sabato è il giorno dei Gamma Ray. Non me ne vogliano le altre bands del bill
ma sono arrivato giusto in tempo per vedere la band di Kai Hansen.
L'uomo che, con i suoi Helloween, ha praticamente inventato il Power Metal
più di trent'anni fa. Dopo lo split con i suoi vecchi compagni nel 1990 io sono rimasto
fedele agli Helloween ma non dimentico l'importanza di Hansen per la storia della mia musica
preferita. La scaletta di questa sera pesca più o meno da tutta la discografia del "Raggio Gamma"
con l'unica eccezione dell'helloweeniana "I want out", riproposta in versione extra large
con intermezzo reggae del quale avrei fatto volentieri a meno.
La particolare voce di Kai (non una delle mie preferite diciamo) ha perso di potenza negli
ultimi anni e da metà concerto in poi si è rivelato utile e decisivo l'aiuto del bravo e
semi sconosciuto Franck Beck. Niente di clamoroso ma sui pezzi da novanta come le bellissime
"Rebellion in Dreamland", "Land of the Free" e "Man on a Mission" Beck ha dato una
mano notevole al buon Kai. Pare che Beck farà parte in pianta stabile della formazione
dei Gamma Ray nel prossimo futuro anche per quanto riguarda l'incisione dei nuovi brani.
Staremo a vedere ma non sarebbe male, parere assolutamente personale, se Hansen si dedicasse
solamente al songwriting e alla chitarra.
Chiusura affidata alla doppietta "Somewhere out in space" / "Send me a sign".
Fine delle ostilità e tutti a casa felici e contenti dopo due giorni di buon heavy metal.

Chiudo con un suggerimento personale agli organizzatori della festa per la prossima edizione.
Che ne dite di pescare uno o due nomi da questo elenco?
Rage, Hammerfall, Stratovarius...... ACCEPT!
;-)


Di seguito la set-list dei Gamma Ray:
  1. Welcome/Avalon
  2. Heaven Can Wait
  3. Hellbent
  4. I Want Out
  5.  
  6. Fight
  7. Dream Healer
  8. Empathy
  9. Master of Confusion
  10. Rebellion in Dreamland
  11. Land of the Free
  12. Man on a Mission / Miracle
  13. To the Metal
  14.  
  15. Somewhere Out in Space
  16. Send Me a Sign






     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

martedì 28 luglio 2015

THERE



"Non vanno mai via davvero. Sono tra noi".


Avevo lasciato Leonardo Patrignani, alias Patrick Wire, in veste di compositore e cantante
della power metal band Beholder e lo ritrovo dieci anni dopo come scrittore di successo.
Non so se questo ricordo faccia piacere all'autore ma nell'epoca di google e wikipedia
credo di non aver svelato nulla di clamoroso.
Patrignani dopo l'esordio nella letteratura con "Labirinto" (un thriller attualmente
fuori catalogo e di non facile reperibilità) firma con Mondadori, per dire, e pubblica
la trilogia di "Multiversum". Una saga Fantasy che riscuote grande successo, anche all'estero,
e si rivolge al pubblico "young-adult".
Con "There" Patrignani compie un notevole passo avanti.
Siamo di fronte a un'opera matura e con tutte le caratteristiche per essere apprezzata dagli amanti
di autori come Stephen King (probabilmente lo scrittore preferito e nume tutelare di Leonardo),
Brian Freeman e Dean Koontz.
La protagonista assoluta di "There" è la diciannovenne Veronica.
Lavora in un centro scommesse, abita in un piccolo appartamento e, cresciuta senza un padre,
si trova ad affrontare un dramma imprevisto e per lei insuperabile.
L'uccisione dell'adorata madre per mano di un folle.
Da quel terribile giorno tutto cambia per Veronica. Perde la voglia di vivere, si trascina
stancamente tra il posto di lavoro e la casa. Senza amici e senza uno straccio di fidanzato.
Poi, come spesso succede nella vita, basta un episodio e tutto cambia.
Veronica entra in contatto con lo scrittore Raymond Laera, eperto e studioso di esperienze
pre-morte, e con il neurochirurgo Samuele Mora (allievo del Laera).
Questi incontri scatenano nella ragazza la voglia di sapere qualcosa in più su quello che le sta accadendo da qualche tempo. Strane visioni, esperienze extra corporee e altre cose insolite.
Non svelo altro per non rovinare la sorpresa ma consiglio a tutti la lettura di "There".
Un thriller paranormale che vi piacerà sicuramente anche se non siete fans del genere.


Voto : 4/5









giovedì 28 maggio 2015

HEYSEL, 29 MAGGIO 1985



Non avevo ancora 13 anni. Li avrei compiuti poco più di un mese dopo.
La Juventus era già "La Mia Juve".
Ricordo l'eccitazione dell'attesa.
E ricordo le tante lacrime versate due anni prima per la sconfitta della "Mia Juve"
nella finale di Atene contro l'Amburgo. Troppe lacrime per quella che era "solo" una partita.
Ma ero un bambino cercate di capirmi.
Due finali di Coppa dei Campioni e due sconfitte.
Nel 1973 a Belgrado contro l'invincibile Ajax di Cruijff e, appunto, nel 1983.
Una vittoria in Coppa U.E.F.A. nel 1977 contro l'Atletico Bilbao e una in Coppa delle Coppe,
giusto l'anno prima, a Basilea contro il Porto.
Ebbene si, la Juventus che, secondo qualche genio, in Europa non era competitiva,
si stava giocando la terza finale consecutiva. A metà anni '90 fece pure di meglio
con quattro finali di fila (una di Coppa U.E.F.A. e tre di Champions League).
Questo a ulteriore testimonianza del fatto che la Juve è grande anche in Europa e
non solo in Italia (quella del 6 giugno prossimo a Berlino sarà l'ottava
finale di Champions disputata dalla squadra bianconera, per dire).
Quel 29 maggio del 1985 non c'erano dubbi.
Anche la Coppa dei Campioni, finalmente, sarebbe stata nostra.
In fondo il Liverpool aveva vinto il trofeo l'anno prima (a Roma contro la Roma) e
questa volta toccava a noi. Solo quattro mesi prima avevamo affrontato e battuto gli inglesi
con un secco 2-0 (doppietta di Boniek) nella finale di Supercoppa Europea dimostrando
una netta superiorità.
Insomma c'era tanto ottimismo.
Dopo un pomeriggio intero passato a giocare a calcio in cortile (anche per non consumarmi
nell'attesa), aspettavo la chiamata di papà per l'inizio dell'incontro.
Mi sembrava che l'ora fosse ormai arrivata ma papà non chiamava. Strano.
I minuti passavano e ancora niente.
A un certo punto mi decido e rientro in casa.
Quasi arrabbiato; convinto che la finale fosse iniziata e papà si fosse dimenticato di me.
Non era così.
In casa un silenzio irreale e sullo schermo della TV immagini di guerriglia.
Il motivo mi fu subito spiegato. Da papà. E da Bruno Pizzul che faceva la telecronaca per la Rai.
I "tifosi" inglesi (i famigerati hooligans) avevano assaltato
un settore (l'ormai tristemente famoso "Settore Z") occupato da supporters bianconeri.
L'assalto provocò un fuggi fuggi generale sulle gradinate e gli incidenti causarono
centinaia di feriti e decine di morti (alla fine della mattanza le vittime furono 39).
In quel momento la società Juventus e i suoi giocatori chiesero di cancellare la partita.
Ma su ordine delle autorità (IN)competenti, dell'U.E.F.A. e di tutte le istituzioni presenti
allo stadio, la squadra fu obbligata a scendere in campo.
Giocare, dissero i responsabili della decisione, avrebbe permesso alle forze dell'ordine
di gestire al meglio le due tifoserie. E forse fu davvero così.
Cosa sarebbe successo tra i violenti tifosi inglesi e gli inferociti tifosi italiani in cerca
di vendetta e "giustizia", se la finale non si fosse giocata? Non ci voglio pensare.
La partita iniziò con piu di un'ora di ritardo e si disputò regolarmente.
La Juventus vinse 1-0 grazie ad un rigore (inesistente) trasformato da Michel Platini.
Finalmente la "Coppa dalle grandi orecchie" era nostra.
Ma a quale prezzo?
A distanza di trent'anni è accertato che le colpe di quello scempio furono:
1) degli hooligans inglesi che, ubriachi fin dal mattino e violenti come pochi, attaccarono
il settore occupato da tifosi juventini;
2) delle autorità belghe che sottovalutarono il pericolo e non fecero nulla per prevenire
ed evitare possibili incidenti tra le tifoserie;
3) dell'U.E.F.A. che organizzò una partita di tale importanza in uno stadio vecchio e fatiscente.
La capienza ufficiale dello stadio Heysel era di 50.000 spettatori.
Si calcola che quella sera furono venduti quasi 60.000 biglietti.
E che, almeno, 5.000 tifosi inglesi entrarono senza biglietto.
In tutto questo, l'unica a non avere colpe fu la Juventus.
Eppure dopo tutti questi anni ci sono ancora delle bestie (mi scuso con gli animali ma non trovo
termine più adeguato per definire certi soggetti) che vomitano di tutto contro la Juve e i suoi tifosi.
Offendono la memoria di quei 39 angeli caduti, con cori e insulti aberranti.
Ancora oggi, l'odio per la Juventus porta dei mentecatti a sperare in un'altra Heysel
per i colori bianconeri.
Sono gli stessi che se la ridono per la morte di un Campione e gentiluomo
come Gaetano Scirea (emblema della Juve per classe, eleganza e serietà).
Gli stessi che fanno cori beceri sul povero Andrea Fortunato (giocatore juventino morto
di leucemia a neanche 24 anni, per quei pochi che non lo sapessero).
E sono gli stessi che intonano canzoncine demenziali su Pessotto (il nostro "Pessottino")
per il suo "incidente" nel 2006.
E io dovrei vergognarmi per quella Coppa? Vergognatevi voi, Bestie!
E questo, vorrei essere chiaro, vale anche per quei poveracci (non li chiamo tifosi perchè non lo sono)
che cantano divertiti per la sciagura di Superga o per la morte di Giacinto Facchetti.
Ci dicono che la dovremmo restituire quella coppa. Fesserie.
Come se fosse della Juve la colpa di quello che successe quella notte terribile.
A questo proposito riporto le parole di un grande scrittore come Mario Soldati pronunciate,
in un intervista a La Repubblica,  qualche giorno dopo il dramma:
"La Juve si è comportata in maniera perfetta. Chi condanna il tripudio dei giocatori
sul campo dell'Heysel, dimentica forse che loro non potevano conoscere l'esatta dimensione
del dramma. E non sa che, una volta in campo, una squadra che abbia orgoglio e carattere
gioca con animo, dimentica ogni condizionamento esterno, pensa a battere l'avversario e basta.
Restituire la coppa sarebbe come punire la Juventus. E' assurdo. Bisognerebbe piuttosto
ricompensarla per le condizioni in cui ha saputo ottenerla."

Parole forti, certo, ma nette e inequivocabili.
La Juventus e i suoi innocenti tifosi pagarono un prezzo altissimo quella sera.
Evitiamo pene aggiuntive e senza senso alcuno.

Con l'avvicinarsi dell'anniversario ho letto due libri belli e interessanti sul tema Heysel.
Ne approfitto per citarli e per ringraziare i due autori.

"Quella notte all'Heysel" di Emilio Targia - Sperling & Kupfer e
"La notte dell'innocenza" di Mario Desiati - Rizzoli


Mi sembra doveroso ricordare le vittime di quella sera orribile.
I nostri 39 angeli:
  1. Rocco Acerra (28)
  2. Bruno Balli (50)
  3. Alfons Bos (35)
  4. Giancarlo Bruschera (35)
  5. Andrea Casula (11)
  6. Giovanni Casula (44)
  7. Nino Cerullo (24)
  8. Willy Chielens (41)
  9. Giuseppina Conti (17)
  10. Dirk Daeneckx (38)
  11. Dionisio Fabbro (51)
  12. Jaques François (45)
  13. Eugenio Gagliano (35)
  14. Francesco Galli (25)
  15. Giancarlo Gonelli (20)
  16. Alberto Guarini (21)
  17. Giovacchino Landini (50)
  18. Roberto Lorentini (31)
  19. Barbara Lusci (58)
  20. Franco Martelli (22)
  21. Loris Messore (28)
  22. Gianni Mastroiaco (20)
  23. Sergio Mazzino (38)
  24. Luciano Rocco Papaluca (38)
  25. Luigi Pidone (31)
  26. Benito Pistolato (50)
  27. Patrick Radcliffe (38)
  28. Domenico Ragazzi (44)
  29. Antonio Ragnanese (29)
  30. Claude Robert
  31. Mario Ronchi (43)
  32. Domenico Russo (28)
  33. Tarcisio Salvi (49)
  34. Gianfranco Sarto (47)
  35. Amedeo Giuseppe Spolaore (55)
  36. Mario Spanu (41)
  37. Tarcisio Venturin (23)
  38. Jean Michel Walla (32)
  39. Claudio Zavaroni (28)












sabato 25 aprile 2015

LA JUVENTUS SPIEGATA A MIA FIGLIA



Lo ammetto, sono in difficoltà.
Spiego il perchè.
Sono su twitter da più di due anni e Marco Caneschi è uno dei followers/following storici.
Amante dei libri e, soprattutto, della Juventus. Proprio come me.
Appena saputo della pubblicazione del suo primo libro, l'ho comprato senza pensarci un attimo.
E qui viene il problema. Se non mi piace come faccio a stroncarlo?
Problema risolto dopo la lettura. Il libro è bello.
Non tutto è perfetto naturalmente e ho avuto l'opportunità e il privilegio di dirlo all'autore
in prima persona. E questa cosa non è sempre possibile.
Un paio di ricostruzioni errate e un passaggio che non mi è proprio piaciuto
(non sarebbe elegante scriverne qui; chi fosse interessato me lo chieda in privato).
Un'altra cosa che non mi ha convinto è il ripetuto riferimento a Silvio B.
A leggere alcuni passaggi pare che tutti i problemi dell'Italia (economici, politici, morali,
calcistici...) siano colpa dell'ex Presidente del Consiglio.
Non ho mai votato B. e non ho alcun interesse a difenderlo ma è chiaro come il sole
che B. è l'effetto di questa Italia e non la causa.
Un'ultima cosa che non mi ha convinto (e anche questa l'ho detta a Marco) è il titolo.
Mi aspettavo una lettera a una bambina. Invece ho trovato una scrittura "adulta", pure troppo.
Tanti riferimenti storici e alcuni termini non proprio semplici.
Immagino che la figlia lo apprezzerà dopo aver finito gli studi :-)
Con questa battutaccia concludo la parte critica.
Veniamo alle cose che ho apprezzato. Tutto il resto!
Il libro è scritto benissimo. Si vede che l'autore ci sa fare.
E, dettaglio non trascurabile, si capisce quanto sia grande il suo Amore per la "Vecchia Signora".
Le 150 pagine si leggono d'un fiato. Una cavalcata nella storia della Juve.
Con particolare riferimento agli ultimi quarant'anni, quelli vissuti dall'autore come tifoso e
appassionato dei colori bianconeri. Dai suoi primi ricordi di bambino fino ai recenti trionfi
che hanno riportato la prima squadra di Torino nel posto che le compete.
Senza dimenticare gli anni bui post-Trapattoni e pre-Lippi e i numerosi lutti che
la famiglia Juve ha sofferto in tutti questi anni (Stadio Heysel, Scirea, Fortunato...)
Non sono molte le pagine dedicate a quello scempio che è stato il processo "Farsopoli"
ma si capisce bene l'opinione di Caneschi a riguardo di quello scandalo.
Non mancano neppure, come giusto che sia, le ricostruzioni dei due scudetti "scippati"
alla Juve di Ancelotti da Roma e Lazio.
Perchè qui la gente crede ancora che "La Juve Rubba" e non bisogna mai smettere
di ricordare come stanno le cose in realtà.
Una lettura indispensabile per tutti i tifosi juventini e, perchè no, per i tifosi delle altre
squadre non acceccati dall'odio e dal disprezzo per la società più gloriosa d'Italia.

Voto : 3/5






mercoledì 1 aprile 2015

HIGH AND LOW







Questo pezzo è una bomba!
Mio brano preferito in questi primi tre mesi del 2015.
Nonostante le uscite di pezzi da novanta come AC/DC, Angra e Blind Guardian.
E in attesa del nuovo capolavoro (si spera) di Luca Turilli.
Difficilmente i Serious Black avranno un futuro discografico (perlomeno
in questa formazione con Roland Grapow alla chitarra e Thomen Stauch alla batteria)
ma questa canzone basta e avanza.
Power Metal senza compromessi.

sabato 10 gennaio 2015

ALLEGRI..... MA NON TROPPO




Se penso che questo blog era nato per parlare, soprattutto, della mia Juve.
E invece l'ultimo post al riguardo è datato fine dicembre
( vikingo bianconero: JUVENTUS 2013).
I motivi sono tanti.
La mia presenza su Twitter mi ha tolto molto del tempo che dedicavo al blog.
I miei mille interessi (libri, film, musica, sport in genere....).
La Juve vince sempre ed è difficile trovare qualcosa di nuovo da dire.
Ma adesso, dopo sei mesi con il nuovo Mister, è venuto il momento di
mettere qualche punto e a capo.
Non amo Allegri, non lo volevo come allenatore e penso sia stato un grosso errore
della dirigenza bianconera pensare a lui come sostituto del condottiero Antonio Conte.
Il buon Max ha iniziato la sua avventura nella più gloriosa squadra italiana
nel migliore dei modi. In punta di piedi e senza stravolgere il lavoro fatto da Conte
nei tre anni precedenti. Quindi avanti con il 3-5-2 e con le certezze date
da un gruppo vincente fatto da grandi uomini oltre che ottimi giocatori.
Tante vittorie e subito in testa alla classifica. Un facile girone di Champions League
passato non senza qualche patimento (si lo so che l'anno scorso eravamo usciti in un girone
altrettanto facile ma la Juve di Conte arrivò anche ai quarti prima di uscire contro il Bayern Monaco
più forte di sempre, quest'anno vedremo).
Avevo una convinzione ad agosto. O la Juve è nettamente superiore alle altre italiane
(come credo sia sotto gli occhi di tutti) e quindi rivincerà il campionato "nonostante" Allegri
oppure quest'anno sarà durissima ripetersi.
Siamo a gennaio e non ho cambiato opinione. La Juve è prima con un solo punto di vantaggio
sulla Roma (aiutata in modo incredibile dagli arbitri ma questo è un discorso che non mi piace,
non mi è mai piaciuto e non deve mai diventare un alibi per la mia squadra).
Tanti punti persi dopo partite dominate e il motivo principale, a mio parere, è uno solo.
La Fame! Non c'è più quella voglia di vincere e disintegrare gli avversari che aveva l'ultima Juve
di Conte. Molti di voi continuano a ripetere che è stato il Mister salentino a voler lasciare la Juve.
Mi permetto di precisare. Lui sarebbe rimasto ben volentieri ma sapeva che non si poteva fare
più di quanto fatto nei tre anni precedenti. Quindi, interpreto il suo pensiero, o mi comprate
due-tre Top Player per giocarmela anche contro le grandi europee oppure rivoluzioniamo
tutta la rosa con giocatori nuovi ed affamati di vittorie. Iniziamo un nuovo ciclo.
La società non era dello stesso avviso e le strade si sono divise. Tutto qui.
Nel calcio succede e sempre succederà. Detto tra noi credo che quello tra Conte e la Juve
sia solo un arrivederci e non un addio definitivo.
Ma torniamo ad Allegri. Dopo qualche mese ha iniziato a metterci del suo.
Difesa a 4, rombo a centrocampo con i quattro moschettieri Marchisio-Pirlo-Pogba-Vidal
contemporaneamente in campo (cosa che con Conte non succedeva quasi mai se ricordate )
e il duo Tevez-Llorente praticamente intoccabile.
Vero è che Allegri non ha mai avuto a disposizione Barzagli ma Chiellini riportato in mezzo
è un pericolo pubblico. Asamoah/Evra e Lichsteiner sono quasi più ali che terzini. E i
quattro centrocampisti sono più portati alla costruzione che all'interdizione.
Detto che Tevez è un fuoriclasse assoluto. Giocatore insostituibile e indispensabile in
questa Juve; non capisco l'insistenza con Llorente. Lo spagnolo non è assolutamente
in condizione e se non lo rifornisci adeguatamente, ben difficilmente potrà risultare decisivo.
E allora perchè non dare più spazio a Morata (investimento pesante il suo) e al giovane Coman?
Ecco perchè il passaggio dal 3-5-2 al 4-4-2 (4-3-1-2) ha portato risultati peggiori
e più gol subiti. Ultime sei partite ufficiali, cinque pareggi e una vittoria contro il
Cagliari di Zeman (sai che fatica!).
Senza dimenticare che uno dei pareggi ha portato alla sconfitta in Supercoppa contro il Napoli.
Persa ai rigori direte voi.
Certo ma, vista la differenza di valori tra le due squadre e visto l'andamento della partita,
ai rigori non ci dovevi arrivare.
E nessuno mi leva dalla mente che con Conte in panchina il Napoli non avrebbe mai rimontato
il doppio svantaggio.
Può essere che lo zoccolo duro dello spogliatoio (diciamo i senatori) avessero bisogno
di più liberta e serenità. Probabilmente lo stile di Conte (come quello di Mourinho per esempio)
ha tanti pregi ma anche il difetto di "logorare" i giocatori. Nella testa ancor prima che nel fisico.
Ed è qui che serve la mano del nuovo allenatore. Lasciare una sorta di autogestione al gruppo
non è consigliabile e deve essere il tecnico a infondere nuovi stimoli e motivazioni
a dei giocatori che arrivano da tanti successi.
Può essere Allegri l'uomo giusto? L'unico allenatore negli ultimi dieci anni a non aver vinto
il campionato avendo Ibrahimovic in squadra.
Secondo me no. Ma spero, davvero tanto, di sbagliarmi.
Mi auguro di ritrovarmi a maggio con l'ennesimo scudetto sul petto e, in quel caso,
sarò il primo a fare i complimenti al Mister.
Per quanto riguarda la Champions League mi aspetto il passaggio del turno
contro il Borussia Dortmund ma nulla di più.
Real Madrid e Bayern Monaco sembrano  fuori portata.
Anche Chelsea e Manchester City sono, probabilmente, superiori.
Battere il Borussia, e un sorteggio favorevole, potrebbe portarci addirittura in semifinale.
Sarebbe un colpo incredibile per gli introiti economici e il ranking.
Ma questa è un'altra storia.......
P.S. Ho appena sentito Allegri in conferenza stampa dire che "prendere un gol non è un dramma,
       bisogna stare calmi e continuare a giocare". A mio modo di vedere prendere un gol,
       sportivamente parlando, è proprio un dramma e non devi mai dare questo messaggio
       alla squadra. Uno come Conte, tanto per fare un nome, una frase così non la direbbe mai.
       Non in conferenza stampa perlomeno.






lunedì 5 gennaio 2015

FILM, FILM E ANCORA FILM




Ho approfittato delle vacanze per vedere (e in alcuni casi ri-vedere)
film accumulati negli ultimi mesi.
Ecco in ordine di gradimento l'elenco completo:

1) GLI INTOCCABILI 
    Capolavoro! Uno dei miei film preferiti di sempre.
    Di sicuro nella mia Top Ten. La regia impeccabile di Brian De Palma,
    un cast fantascientifico (De Niro, Costner, Connery, Garcia.... basta?) e alcune scene
    memorabili entrate nella storia del cinema. L'attentato a inizio film, la scena alla    stazione
    con la carrozzina (citazione/omaggio alla "Corazzata Potemkin" di Eisenstein) e il    processo
    a Capone ("Sei solo chiacchiere e distintivo, chiacchiere e distintivo; solo chiacchiere...
    e distintivo!") solo per citare le più famose, sono meravigliose e indimenticabili.
    Non mi stancherò mai di vederlo.

2) CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT?
     Rivisto a vent'anni di distanza dalla prima volta non ha perso nulla del suo fascino.
     Il film di Zemeckis fu un successo incredibile all'epoca della sua uscita nelle sale (1988)
     grazie alla tecnica, al tempo innovativa, di far recitare attori in carne e ossa con cartoni animati.
     Il prequel (pura animazione) con il povero Roger alle prese con il neonato (finto?) Baby Herman
     è divertentissimo. Tutto il film si mantiene a un livello altissimo.

3) IL LATO POSITIVO
    Questa commedia agro-dolce uscita nel 2012 si è rivelata una bella sorpresa.
    Nonostante le otto nomination all'Oscar (e la statuetta vinta dalla protagonista Jennifer Lawrence)
    non avevo grandi aspettative al riguardo. E invece si tratta di un ottimo lavoro sorretto da un cast
    di notevole livello (oltre alla Lawrence, Bradley Cooper e l'onnipresente De Niro).
    L'Oscar alla Lawrence è sicuramente esagerato ma il film merita.

4) L'UOMO CHE NON C'ERA
    I Fratelli Coen, Billy Bob Thornton, Frances McDormand, il grande James Gandolfini (Rip) e
    una giovanissima Scarlett Johansson in una delle prime interpretazioni della carriera.
    Già questo dovrebbe bastare per farvi capire che è un film da vedere assolutamente.
    Film in bianco e nero di altissima qualità.

5) LA SCOMPARSA DI ALICE CREED
    Bella sorpresa questo originale thriller britannico. Tre attori e basta a coprire i cento minuti
    della pellicola. Due ex detenuti rapiscono una giovane e ricca a scopo di estorsione.
    Non andrà nulla come loro avevano previsto.

6) IL SANGUE DEI VINTI
    Tratto dall'omonimo romanzo di Giampaolo Pansa, il film diretto da Michele Soavi
    è una lucida, dolorosa e reale (seppur inevitabilmente incompleta) rappresentazione di una delle
    pagine più oscure e drammatiche nella storia del nostro paese.
    Osservando le vicende della famiglia Dogliani (padre, madre e i tre figli) il film si sofferma  
    sui"crimini" commessi da, alcuni, partigiani al termine della seconda Guerra Mondiale
    (a liberazione avvenuta) nei confronti dei fascisti
    e di tutte quelle "categorie" ritenute nemiche del popolo.
    Uomini di Chiesa, esponenti di partiti anti comunisti, proprietari terrieri e imprenditori.
    Analisi condivisibile o meno si tratta comunque di una storia da conoscere.

7) CONTRABAND
    Amo Mark Wahlberg fin dai tempi di "Rockstar" mio film culto.
    Amo Kate Beckinsale perchè è bellissima.
    Ecco i due motivi per vedere questo film. Stop.
    Thriller d'azione e confusione. Molto rumore per nulla.

8) A SERIUOS MAN
    Ancora i Fratelli Coen. Siamo di fronte però al film meno riuscito della loro impeccabile carriera.
    Una favola ebraica ambientata neggli anni '60 che vede un "novello" Giobbe alle prese
    con una vita triste e piena di delusioni. La stessa delusione che ho provato io vedendo il film.
    Peccato.

9) LA BANDA DEI BABBI NATALE
    Ennesimo flop del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Lontani i fasti del carinissimo
    "Tre uomini e una gamba" i tre milanesi non azzeccano un film da "Chiedimi se sono felice".
    Stiamo parlando del 2000 e forse per i tre simpatici comici è tempo di una pausa rigenerante.

10) CUJO
    Uno dei peggiori film tratti dalle opere di Stephen King. La genialità assoluta dello scrittore
    americano rende quasi impossibile la trasposizione su grande schermo dei suoi romanzi e delle
    sue "visioni". Qualcuno negli anni c'è riuscito o comunque ci è andato molto vicino.
    Parlo di film molto belli come "Stand by me", "Il miglio verde" e "Le ali della libertà".
    Non è il caso di "Cujo". Quasi ridicolo nelle scene di terrore non rende in alcun modo
    l'angoscia e le paure che King regalava nel romanza omonimo.
    Da evitare.