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lunedì 29 dicembre 2014

LA SCOMPARSA DI ALICE CREED







E poi, all'improvviso, ti trovi a vedere un film di cui non hai mai sentito parlare.
Che non ha avuto nessun battage pubblicitario.
Che nessun amico cinefilo ti ha mai consigliato.
E, sorpresa, si rivela un bel film.
"La scomparsa di Alice Creed" è il primo lungometraggio firmato (regia e sceneggiatura)
dall'inglese J Blakeson.
Si tratta di un thriller molto originale, claustrofobico e abbastanza allucinato.
Due ex galeotti trasformano una casa disabitata in una prigione insonorizzata
nella quale rinchiudere una ragazza, figlia di un riccone dal patrimonio immenso,
per poi chiedere un cospicuo riscatto in cambio della sua libertà.
Trama scontata, film già visto mille volte?
Sbagliato!
C'è qualcosa che non torna. Cosa lega i due malviventi oltre al passato in prigione?
Chi è la ragazza rapita e per quale motivo è stata scelta proprio lei?
Domande che troveranno naturale risposta nel corso del film.
Colpi di scena e sorprese che non lasciano indifferenti.
Non ci sono altri attori se non i tre protagonisti.
Gemma Arterton (Bond girl in "Quantum of solace") è credibile nella parte
della ragazza rapita e terrorizzata. Sicuramente la migliore interpretazione
della sua giovane carriera.
Eddie Marsan è un ottimo caratterista (con più di 50 ruoli sul grande schermo
e titoli come "Gangs of New York", "21 grammi", "V per vendetta", i due
"Sherlock Holmes" di Guy Richie per citarne solo alcuni)
ed è perfetto nella parte del "cattivo più cattivo".
Il giovane, a me sconosciuto, Martin Compston interpreta al meglio
la parte del carceriere giovane che subisce il carisma del partner
anziano. Ed è proprio lui a custodire un segreto che potrebbe far saltare il piano.
Non è facile per tre soli attori reggere tutto il peso di cento minuti di film.
La riuscita dell'opera testimonia la loro bravura e quella del regista.
Da vedere.

Voto : 4/5




A SERIOUS MAN






Prima o poi doveva succedere.
"A Serious Man" è, senza dubbio alcuno,
il peggior film "partorito" dai geniali Fratelli Coen.
I miei registi e sceneggiatori preferiti avevano, finora, una carriera senza macchie.
Qualche film meno riuscito di altri certo, inevitabile con una filmografia di quasi venti titoli.
Ma questo è proprio un passaggio a vuoto.
Già il prologo non lasciava presagire nulla di buono.
Un racconto yiddish senza capo nè coda, assolutamente slegato dalla trama del film
e inserito solo con lo scopo di "abituare" lo spettatore all'atmosfera ebraica che pervade
l'opera. Evitabile.
Il protagonista Larry Gopnick è un professore di fisica in attesa di una cattedra stabile.
Con due figli menefreghisti, un fratello disoccupato che vive in casa sua
e passa il tempo in bagno o a fare scommesse, e una moglie che gli ha chiesto il divorzio, Gopnick vive un momento particolarmente difficile della sua esistenza.
Subisce un tentativo di estorsione da parte di uno studente coreano
(forse le scene migliori del film)
si lascia tentare dalla provocante vicina di casa che prende il sole, in nudo integrale,
nel cortile adiacente e si decide a chiedere consiglio a tre rabbini per avere
risposte "filosofico-religiose" sul perchè, a suo modo di vedere, il buon Dio
si stia accanendo su di lui nonostante sia un "Uomo Serio".
Il nostro "Giobbe" (evidente il riferimento biblico
per tutta la durata del film) cerca risposte a tutto quello che di sfortunato
gli sta accadendo con una pazienza, appunto, invidiabile.
Naturalmente non vi dirò se le risposte arriveranno. Un pò perchè non voglio
rovinare la sorpresa a chi non ha visto il film e ha intenzione di farlo.
Un pò perchè, come spesso fanno i Coen nelle loro opere, non sempre
le risposte sono chiare e definitive.
Non vorrei essere stato troppo cattivo e quindi spendo volentieri due parole per l'ottimo cast.
Nessun attore da "Blockbuster" ma tanti bravi interpreti.
Su tutti Michael Stuhlbarg nel ruolo del protagonista e Richard Kind in quello del fratello.
In definitiva un film da vedere (perchè i film dei Coen sono TUTTI da vedere!)
ma ben lontano da capolavori come "Il Grande Lebowski", "Fargo", "Crocevia della morte",
"Fratello dove sei?", "L'uomo che non c'era" e via discorrendo.


Voto : 3/5





LIBRI 2014




Nel 2014 ho letto 26 libri.
Ecco la mia personale Top 5.

1) STONER di John Williams

2) UCCIDI IL PADRE di Sandrone Dazieri

3) GALVESTON di Nic Pizzolatto

4) IL PIPISTRELLO di Jo Nesbo

5) IL SEGRETO DELLA LIBRERIA SEMPRE APERTA di Robin Sloan

Per il primo posto non ho avuto dubbi.

"Stoner" è un libro perfetto.
Giustamente stra-osannato dalla critica per la sua scrittura estremamente lineare
e godibile, il romanzo di John Williams racconta la vita di William Stoner
dalla nascita alla morte (nessuna sorpresa e nessuno spoiler).
Libro scritto nel 1965 (!) e assurdamente trascurato per anni.

"Uccidi il padre" è il miglior thriller italiano dai tempi di "Io Uccido".
Attendo con impazienza il film. vikingo bianconero: UCCIDI IL PADRE

"Galveston" è un classico noir americano scritto dal creatore della splendida
serie TV "True Detective". vikingo bianconero: GALVESTON

"Il Pipistrello", pur se appena pubblicato, è il romanzo d'esordio del
pluri premiato Nesbo.

Per il quinto posto è stata una dura lotta ma alla fine ho deciso di premiare il godibile
"Il segreto della libreria sempre aperta".
Romanzo scritto dall'esordiente Sloan. Un ex manager di Twitter
che è riuscito a mescolare il suo amore per le nuove tecnologie alla passione per libri,
librerie e biblioteche.
Libro di 300 pagine, letto in due giorni e finito... oggi!

Non li ho inseriti nella Top Five per diversi motivi ma due libri che meritano di essere letti sono:

"Il giorno dopo domani" di Alan Folsom. Uno dei miei libri preferiti di sempre e riletto
a vent'anni dalla prima volta come mio personale omaggio all'autore scomparso pochi mesi fa.
Un thriller adrenalinico e perfetto che non ha perso nulla del suo fascino originale.

"Il pallone lo porto io" di Luciano Moggi.
Levatevi quel sorrisino dalla faccia perchè non sto scherzando
Se siete juventini potete anche fare a meno di leggerlo. Trovereste solo conferme.
Se non lo siete ma amate il calcio, e non avete le fette di salame sugli occhi,
è una lettura obbligata per capire come funzionano certe dinamiche nel mondo "pallonaro".
Non rimpiango Moggi e, nel mio mondo, ideale "chi sbaglia paga" ma...
siamo certi che Moggi sia quel diavolo che ci hanno raccontato?
Era l'unico a fare certe cose?
Il suo modus operandi era illecito o soltanto
un'arma di difesa contro coloro che, veramente, comandavano il calcio italiano?
In definitiva, ha commesso dei reati o si è macchiato solo di arroganza, cattive amicizie,
comportamenti sgradevoli e/o poco edificanti?
Leggete il libro e avrete le risposte.
Mi permetto di dire che svanito l'effetto "Farsopoli", la Juventus è tornata a vincere,
senza Moggi, come ha sempre fatto nei suoi 117 anni di storia.
Chi da "Farsopoli" si è avvantaggiato, viceversa, è tornato rapidamente nell'oblio.
Facile capire dove sia la verità.


Tra gli altri libri letti, menzione doverosa per Paolo Foschi e le sue, per ora,
quattro avventure con protagonista il Commissario Igor Attila.
"Il castigo di Attila", "Delitto alle olimpiadi", "Il killer delle maratone" e
"Vendetta ai mondiali" sono gialli ben scritti e di facile lettura.
Tutti ambientati nel mondo dello sport tra Roma e dintorni.
Con doping, scommesse clandestine, omicidi e quant'altro.













domenica 7 dicembre 2014

ACCEPT @ LIVE CLUB, TREZZO SULL'ADDA - 17/10/2014




100% Heavy Metal! E potrei chiudere qui.
Sembra incredibile ma è la prima volta che vedo gli Accept in concerto.
Non conto, naturalmente, un vecchio Gods of Metal a Bologna dove suonarono, svogliati,
in pieno pomeriggio per una cinquantina di minuti.
Dopo gli alti e bassi seguiti all'allontanamento del mitico cantante Udo Dirkschneider
e ai mille scioglimenti e successive reunion, gli Accept stanno vivendo una seconda giovinezza.
Dal 2010, anno dell'ingresso in formazione del nuovo cantante Mark Tornillo,
la band ha pubblicato ben tre cd. Senza fare paragoni blasfemi con i capolavori del passato
si parla di tre lavori molto belli e sicuramente all'altezza del blasone della band teutonica.
A dimostrazione di quello che dico possiamo notare che nella scaletta di questo tour
le nuove canzoni fanno la parte del leone (ben più della metà dei pezzi proposti
arrivano dagli ultimi tre cd) senza sfigurare con i grandi classici.
L'inizio è all'insegna della novità con brani recentissimi, e bellissimi,
come la ruggente "Stampede", la maestosa "Stalingrad" e la acceptiana (eh già) "Hellfire".
Inevitabilmente, però, l'attesa di molti dei fans che hanno gremito il Live Club è per i
classici.
L'esecuzione di "Losers and Winners" e "London Leatherboys" fa esplodere
il locale.
Le due ore del concerto filano che è un piacere. Senza un momento di pausa, se non durante
"Princess of the dawn" dove Tornillo ne approfitta per dare un pò di sollievo
alle sue corde vocali.
Detto che il minuto vocalist non fa rimpiangere per nulla il vecchio Udo,
è chiaro a tutti come sia il carismatico chitarrista Wolf Hoffmann a reggere il peso della band.
Il suo sguardo ipnotico, il suo sorriso contagioso e le sue indubbie
capacità tecniche lo rendono il padrone assoluto del palco.
Una macchina macina riffs come poche se ne sono viste nella storia dell'Heavy Metal.
Le canzoni si susseguono senza sosta. L'apice, come quasi sempre, si raggiunge
alla fine. L'immortale, terremotante, "Fast as a shark" scatena un pogo selvaggio
sotto palco e ci accompagna verso gli inevitabili bis.
L'inno "Metal Heart", il nuovo singolo (gran pezzo) "Teutonic Terror" e l'inevitabile
"Balls to the wall" sanciscono la fine delle ostilità.
Una band in piena forma, creativa ed esecutiva.
Cinque uomini coesi ed affiatati con un unico intento:
tenere alto il nome di una band storica e inossidabile.
Accept, basta il nome.









sabato 6 dicembre 2014

GALVESTON




True Detective è una delle migliori serie tv degli ultimi dieci anni.
Nic Pizzolatto è il creatore di True Detective.
Galveston è il romanzo d'esordio di Nic Pizzolatto.
Basterebbe questo breve preambolo per suggerire a tutti la lettura di Galveston.
Naturalmente non è così semplice.
Non sempre i grandi scrittori sono anche grandi sceneggiatori e viceversa.
Un esempio per tutti? Stephen King!
Probabilmente il mio scrittore preferito e di sicuro uno dei più letti al mondo,
King non è quasi mai riuscito a rendere sul grande schermo la forza delle sue idee narrative nè
a "visualizzare" la sua immensa capacità di ammaliare e ipnotizzare
i milioni di lettori che lo amano.
Ma questa è un'altra storia...
Galveston è un classico Noir americano molto ben scritto.
Siamo dalle parti di maestri come McCarthy e Lansdale.
Pizzolatto ci mette di suo una buona dose di humor nero e qualche scena di
violenza che non avrebbe sfigurato in True Detective.
Il protagonista è Roy Cady, un malavitoso senza grandi ambizioni che vivacchia a New Orleans
sbrigando lavori sporchi (recupero crediti, estorsioni e, quando capita, omicidi) per conto
del boss Stan.
Quando Stan si innamora della fidanzata di Roy le cose si complicano.
Stan non vuole più avere intorno Roy e ordina ai suoi uomini di eliminarlo.
Roy, che ha quarant'anni e ha da poco scoperto di avere un male incurabile, non vuole
soccombere senza lottare e, dopo essere sfuggito a un agguato, scappa verso la
Costa del Golfo degli Stati Uniti. Direzione Galveston appunto.
Durante la fuga incontra la giovane prostituta dall'oscuro passato Rocky e la di lei sorellina
Tiffany.
Roy si prende cura di loro e tenta di vivere quel poco di tempo che gli rimane
senza ulteriori problemi.
Ma il passato non dimentica e Stan non ha dimenticato la sua promessa: Roy deve morire.


Voto : 4/5