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venerdì 7 agosto 2015
LACUNA COIL & MOVIDA, UBIALE CLANEZZO 31/07/15
Per quanto mi riguarda, quello di questa sera è uno dei concerti più attesi di tutto il 2015.
Non ho mai visto i Lacuna Coil dal vivo e sono curiosissimo di vedere "Live" la piu' famosa
Metal band italiana.
Discorso diverso per i Movida. Adoro i Movida!
Fin dal lontano esordio "Contro ogni tempo" datato 1995.
CD letteralmente consumato a furia di ascolti.
Proprio il ventennale di quel lavoro è stata la scintilla che ha rimesso in pista i Movida.
Con la ristampa del cd arricchita da alcuni inediti e qualche
concerto ben selezionato per vedere se "la macchina funzionava ancora".
E la macchina funziona eccome.
Rivedere i ragazzi in concerto dopo più di 15 anni ha risvegliato in me mille emozioni.
E le canzoni direte voi? Una più bella dell'altra. Non è un concerto da headliner
quindi non c'è spazio per tutto il repertorio ma per le mie preferite si.
Sto parlando di "Anni luce", "Immaginare", "Puro Incanto" e la title track del primo album.
La bellissima "Universo" e "Frammenti" dal secondo cd (Frammenti Simili del 1998).
E poi le recenti, ottime, "Sono un acrobata" e "Il ricamo della farfalla".
Per chi non lo sapesse sono canzoni che con l'adeguata promozione e un doveroso supporto
dalle radio avrebbero spalancato ai Movida le porte di un meritato successo.
Vedere che dopo vent'anni (e a quasi 15 dalla "pausa") la formazione è immutata mi fa capire
l'affetto e l'amicizia che legano i 5 Movida.
E dopo il concerto la sorpresa più bella. Tutti nel backstage a firmare autografi, fare foto
e scambiare due parole (nel mio caso qualcuna in più) con i fans.
Umiltà e disponibilità. Due doti inestimabili e non sempre presenti in chi fa l'artista di professione.
Alessandro Ranzani alla voce, Super Mario Riso (un fenomeno!) alla batteria,
Ivan Lodini al basso, Gianluca Battaglion e Giovanni Frigo alle chitarre.
Una splendida serata, Grazie Ragazzi!
Veniamo al piatto forte della serata. Come accennato in precedenza, i Lacuna sono probabilmente
l'unica band metal italiana famosa in tutto il mondo.
Stati Uniti in primis grazie alle loro esibizioni all'OzzFest e a innumerevoli altri Festivals.
Lo confesso senza problemi, non sono la mia band preferita e non conosco a fondo tutto il
repertorio ma la curiosità era davvero tanta.
Non nascondo che avevo anche qualche stupido pregiudizio.
Ho sempre pensato che il loro successo fosse in gran parte merito della splendida
cover di "Enjoy the silence" e del fascino indiscutibile della cantante Cristina Scabbia.
Proprio Cristina è stata, per me, la vera rivelazione della serata.
Mi aspettavo, stupidamente, poco più che una "starlette" e invece...
Gran voce, grande padronanza del palco e, soprattutto, grandissima grinta.
Non me ne vogliano gli altri membri della band, tutti bravissimi, ma è chiaro come il sole che
Miss Scabbia (o MissScabbia come si fa chiamare sui maggiori "social")
sia il pezzo da novanta che fa la differenza.
Esibizioni come questa fanno capire cosa vuol dire suonare per tanti anni in giro per il mondo
davanti a audience anche di 80-100 mila persone.
Per mio gusto personale i momenti migliori della serata sono stati l'inizio con
la bella "Trip the darkness", l'accoppiata "Swamped/Zombies", la stupenda "Heaven's a lie"
(veramente un gran pezzo!) e il gran finale con la già citata "Enjoy the silence"
e la bellissima "Our Truth".
Su questo brano soprattutto la front woman è assolutamente da brividi.
"We Fear Nothing" Cri!!!
In definitiva un ottimo concerto e una splendida serata per la quale devo ringraziare ancora una
volta i ragazzi di Ubiale Clanezzo. Organizzazione perfetta, ottimo cibo, prezzi popolari e la
possibilità di vedere grandi gruppi senza spendere un euro grazie all'ottima politica del "Free Entry".
Arrivederci all'anno prossimo!
FOLKSTONE, UBIALE CLANEZZO 25/07/15
Due giorni dopo lo splendido concerto dei Rhapsody Of Fire rieccomi in quel di
Ubiale Clanezzo per lo spettacolo dei Folkstone.
La band orobica si sta facendo spazio a suon di cd e grandi esibizioni live
nel folto panorama metal italiano.
Rispetto a due sere fa balza subito all'occhio una bella differenza.
Tanta, tantissima gente è venuta a vedere i Folkstone.
Non trascuro il fatto che sia sabato e nemmeno dimentico che in terra bergamasca
i ragazzi "giocano in casa"; ma mi piace pensare che la grossa affluenza sia merito
della band, delle sue capacità e del "passaparola" di chi li ha già visti e li raccomanda agli amici.
In scaletta, come sempre per i Folkstone, molte canzoni.
Grande spazio naturalmente ai brani tratti dall'ultimo cd, il più che discreto "Oltre l'abisso".
Si parte con "Fuori sincronia" che, a dispetto del titolo, dimostra come i nove folkstoniani
siano ormai una macchina ben rodata da tanti concerti e una decina d'anni a girovagare
per l'Italia e l'Europa.
E' incredibile vedere gli enormi progressi fatti dalla band rispetto alle
incerte esibizioni degli esordi. Lore è diventato un protagonista assoluto con la sua voce
particolare e il suo carisma sul palco. Edo alle pelli è un terremoto! Assolutamente devastante.
Maurizio suona mille strumenti e tutti in modo perfetto.
Non dimentichiamo la particolarità dei Folkstone. Un folk metal nel quale trovano spazio,
di fianco ai classici basso-chitarra-batteria, strumenti molto particolari come
cornamuse, ghironda, flauto, arpa, bombarda...
Nelle due ore di esibizione c'è spazio per quasi tutti i cavalli di battaglia.
Frerì, In caduta libera, Anime Dannate, Simone Pianetti, Omnia Fert Aetas (splendida),
Nebbie, Rocce nere. La mia preferita resta "Non sarò mai" e anche questa sera mi ritrovo
a cantare il ritornello a squarciagola come se non ci fosse un domani.
Perchè "non sarò mai schiavo del facile" e "non avrò mai un pensiero comune da rispettare!"
Due le cover proposte. "Tex" fatta in un modo che i Litfiba odierni se la sognano e la new entry
"I fought the law" dal repertorio dei Clash. Non ho mai amato la band londinese e anche la versione
orobica non mi ha particolarmente convinto. Poco male.
Dopo l'inevitabile e meritatissima pausa, chiusura con i fuochi d'artificio.
"Nella mia fossa" e "Prua contro il nulla" sono una doppietta che stenderebbe pure un toro.
Chi ha ancora una goccia di energia si scatena con la canzone che dà il nome al gruppo
e con la conclusiva "Con passo pesante".
Gran serata, gran concerto e ci lasciamo con la promessa di rivedere i Folkstone
il 26 agosto a Trescore Balneario, sempre in provincia di Bergamo.
RHAPSODY OF FIRE, UBIALE CLANEZZO 23/07/15
I ragazzi del "Power Sound" di Ubiale Clanezzo (BG) hanno fatto davvero le cose in grande.
Otto serate di musica ad alto livello in due settimane con band di sicuro richiamo della scena
italica come Folkstone, Rezophonic, Movida, Lacuna Coil, Omar Pedrini e Rhapsody of Fire.
E sono proprio i triestini Rhapsody Of Fire i protagonisti della prima serata.
Partiamo dall'unica nota dolente. Poca, pochissima gente per una delle bands più importanti
del metal italiano. La band che con il suo mitico e ancora inarrivabile "Legendary tales"
nell'ormai lontano 1997 creò un vero e proprio genere.
Vero che è giovedì, vero che non hanno un album recente da presentare, vero che per qualcuno
Ubiale Clanezzo è un posto immaginario sperduto chissà dove (si tratta invece di una località in
provincia di Bergamo a neanche mezz'ora dal capoluogo orobico e a meno di un'ora da Milano) ma stiamo parlando dei RHAPSODY OF FIRE!
Una band incredibile con canzoni meravigliose e, particolare non trascurabile di questi tempi,
in concerto gratuito. Avete capito bene: Gratis!
Perchè i ragazzi di Ubiale amano la buona musica e in cambio dello spettacolo offerto
si aspettano solo tanta gente a bere e mangiare nel loro stand gastronomico
(e anche lì ne vale la pena).
Se non supportiamo queste manifestazioni non venite poi a lamentarvi quando non ci saranno più.
Chiusa la polemica parentesi passiamo allo spettacolo.
I Rhapsody dopo anni sui palchi di tutto il mondo sono una macchina da guerra.
Il cantante Fabio Lione è un professionista assoluto rodato da mille esperienze e collaborazioni.
Se Gamma Ray, Kamelot, Angra (solo per fare qualche nome) chiede le tue prestazioni
significherà pure qualcosa.
Dietro le pelli quel mostro di bravura che è Alex Holzwarth.
Il leader e fondatore Alex Staropoli come sempre defilato e semi nascosto dietro le sue tastiere.
Roberto De Micheli alla chitarra a recitare il ruolo del genio Luca Turilli (cofondatore della band
e ormai occupato a tempo pieno con il suo progetto solista Luca Turilli's Rhapsody).
Al basso l'ultimo arrivato, il triestino Alessandro Sala ex-Sinestesia e, per gli amanti del gossip,
vincitore dieci anni fa della prima edizione de "La Pupa e il Secchione".
Programma non proprio memorabile ma che ebbe un discreto successo all'epoca.
Ma a noi interessa la musica e Alessandro Sala questa sera ha dimostrato di essere un bassista
cazzuto e di sicuro valore.
La scaletta presentata dai nostri è praticamente perfetta.
Pochi estratti dall'ultimo cd "Dark wings of steel" (il primo in studio senza Turilli) e una lunga e bella cavalcata nella storia del gruppo pescando da quasi ogni album pubblicato.
Difficile fare classifiche di gradimento ma è chiaro che brani meravigliosi come
"Land of Immortals", "Dawn of Victory", "Holy Thunderforce" la fanno da padrone.
Non manca il commosso ricordo di Lione in memoria dell'amico Christopher Lee
recentemente scomparso prima dell'esecuzione di "The magic of the wizards dream".
La chiusura è inevitabilmente affidata all'epico inno "Emerald Sword".
Vero e proprio marchio di fabbrica del combo giuliano.
Una canzone meravigliosa che ha scritto i canoni di questo genere.
A seguire la set-list della serata. Chiedo venia per qualche possibile errore
ma non avendo sottomano la scaletta ufficiale devo affidarmi esclusivamente alla mia memoria
che, pur essendo discreta, inizia a perdere qualche colpo.
VIS DIVINA / HOLY THUNDERFORCE
LAND OF IMMORTALS
THE MARCH OF THE SWORDMASTER
UNHOLY WARCRY
TRIUMPH OR AGONY
DARK WINGS OF STEEL
LAMENTO EROICO
ERIAN'S MYSTICAL RHYMES
*
WISDOM OF THE KINGS
DAWN OF VICTORY
THE VILLAGE OF DWARVES
KNIGHTRIDER OF DOOM
THE MAGIC OF THE WIZARDS DREAM
REIGN OF TERROR
EMERALD SWORD
sabato 1 agosto 2015
IL MOMENTO DI UCCIDERE
Dei tanti film tratti dai libri di John Grisham "Il momento di uccidere" è di sicuro il migliore.
Gran parte del merito và in parte alla solida regia di Joel Schumacher
(Un giorno di ordinaria follia, Batman Forever, Batman & Robin, Tigerland...) ma soprattutto
all'incredibile cast messo insieme per l'occasione.
OK per i ruoli principali ma quando per i "personaggi di contorno" puoi permetterti di schierare
gente come Kevin Spacey, Ashley Judd, Donald e Kiefer Sutherland capisci che il gioco è fatto.
Ma chi sono i protagonisti? I protagonisti sono la deliziosa Sandra Bullock, l'onnipresente
Samuel Jackson (ma quanti film ha fatto?) e il bravissimo Matthew McConaughey qui
in una delle sue prime interpretazioni.
Fa ridere pensare che McConaughey sia stato scoperto da molti solo recentemente dopo
i suoi ruoli in Magic Mike, Dallas Buyers Club, The Wolf of Wall Street e, soprattutto,
nella pluripremiata (e bellissima) prima stagione della serie "True Detective".
Fa ridere perchè già vent'anni fa in questa pellicola si capiva che il bel Matthew era
un Signor Attore.
La trama in breve.
Due bifolchi razzisti sequestrano e stuprano la figlia neanche undicenne dell'afro-americano
Carl Lee (interpretato da Samuel Jackson). Quest'ultimo capisce che i due delinquenti
se la caveranno con una pena lieve e decide di farsi giustizia da solo uccidendoli entrambi
a colpi di fucile. Inevitabilmente sarà lui a finire sotto processo e a rischiare la pena di morte.
A prendere le sue difese sarà l'amico e giovane avvocato alle prime armi Jack Brigance
(Mc Conaughey) che aiutato dalla studentessa di legge Ellen Roark (la Bullock) farà
di tutto per evitare a Lee la pena capitale.
Qualche lungaggine di troppo (150' i minuti della pellicola) mi impedisce di dare il massimo
dei voti ma si tratta sicuramente di un ottimo film nel genere legal-thriller.
Memorabile l'arringa finale dell'ottimo McConaughey.
Voto : 4/5
METAL FOR EMERGENCY 2015
Il "Metal For Emergency" sta diventando un appuntamento irrinunciabile per tutti gli
amanti dell'Heavy Metal. In particolare per gli appassionati del filone "Power".
Quest'anno i ragazzi di Cenate Sotto (BG)
hanno davvero fatto le cose in grande e dopo averci regalato
negli anni passati gruppi come Grave Digger, Mago de Oz, Rhapsody of Fire....
ecco il pezzo da 90: i Gamma Ray di Mister Kai Hansen!
Ma andiamo con ordine.
Il venerdi' si scaldano i motori con Lionsoul (persi per motivi logistici...), Domine e
Iron Savior.
I Domine sono da sempre una delle mie 5 metal bands italiane preferite, li vedo sempre
con estremo piacere e anche questa volta non hanno deluso le aspettative.
La band dei fratelli Paoli propone il suo epic metal dalle svariate influenze
(Thin Lizzy, Manowar e pure i Queen tra le più evidenti).
Il loro ultimo cd (Ancient Spirit Rising) è del 2007 inevitabile quindi che la scaletta proposta
dai nostri sia pressochè invariata rispetto agli ultimi concerti ai quali ho assistito.
Non male in senso generale perchè ascoltare capolavori come "The Hurricane Master", "Thunderstorm" o l'immensa "The Aquilonia Suite" è sempre un piacere.
Però l'attesa per il nuovo album è diventata spasmodica e non sarebbe male sentire nuovi
pezzi live.
Cosa dire dell'esibizione? Nulla di nuovo sotto il sole.
Morby é il solito cavallo di razza e la sua voce nonostante le 50 e più primavere alle spalle
non ha perso un grammo della sua potenza. Enrico Paoli è un chitarrista di classe come pochi.
La sezione ritmica con Riccardo Paoli al basso e Stefano Bonini alla batteria non perde un colpo
mentre le tastiere di Riccardo Iacono fanno come sempre il loro "sporco" e utile lavoro.
Gran concerto!
Gli headliner della prima serata sono gli Iron Savior di Piet Sielck. Per chi non lo sapesse
Piet faceva parte della primissima formazione degli Helloween. E scusate se è poco.
Conosco e apprezzo gli album della band tedesca da sempre
(se non sbaglio siamo a otto lavori in studio e l'ultimo "Rise of the Hero" del 2014 è un signor cd)
ma non avevo mai avuto occasione di vederli dal vivo.
Ebbene, esame superato. Nonostante un sound monolitico e con poche variazioni sul tema,
il power metal dei Savior è perfetto per passare 90 minuti in allegria.
Batteria in doppia cassa quasi perenne, ritmiche serrate, fiumi di riffs e ritornelli iper melodici.
Una quindicina di pezzi senza cali di tensione ripercorrendo quasi vent'anni di onorata carriera.
Pezzi forti della serata "Mind Over Matter", "I've been to hell", "Coming Home" e l'inno
"Heavy Metal Never Dies" con il ritornello cantato a squarciagola da tutti i presenti.
La chiusura con la cover di un pezzo storico come "Breaking The Law" (dei Judas Priest...
potevo anche non scriverlo vero?) è la classica ciliegina sulla torta.
Singolare la scelta delle tre chitarre (Piet oltre che cantare non molla mai la sua sei corde) visto
che non si parla di un gruppo come gli Iron Maiden con armonizzazioni e mille cambi di tempo.
Anche il look scelto dai nostri è abbastanza particolare. Più che una band metal sembravano
sei turisti tedeschi in vacanza in riviera.
Ma come si dice: è il risultato che conta. Quindi bando alle ciance e Iron Savior promossi!
Il sabato è il giorno dei Gamma Ray. Non me ne vogliano le altre bands del bill
ma sono arrivato giusto in tempo per vedere la band di Kai Hansen.
L'uomo che, con i suoi Helloween, ha praticamente inventato il Power Metal
più di trent'anni fa. Dopo lo split con i suoi vecchi compagni nel 1990 io sono rimasto
fedele agli Helloween ma non dimentico l'importanza di Hansen per la storia della mia musica
preferita. La scaletta di questa sera pesca più o meno da tutta la discografia del "Raggio Gamma"
con l'unica eccezione dell'helloweeniana "I want out", riproposta in versione extra large
con intermezzo reggae del quale avrei fatto volentieri a meno.
La particolare voce di Kai (non una delle mie preferite diciamo) ha perso di potenza negli
ultimi anni e da metà concerto in poi si è rivelato utile e decisivo l'aiuto del bravo e
semi sconosciuto Franck Beck. Niente di clamoroso ma sui pezzi da novanta come le bellissime
"Rebellion in Dreamland", "Land of the Free" e "Man on a Mission" Beck ha dato una
mano notevole al buon Kai. Pare che Beck farà parte in pianta stabile della formazione
dei Gamma Ray nel prossimo futuro anche per quanto riguarda l'incisione dei nuovi brani.
Staremo a vedere ma non sarebbe male, parere assolutamente personale, se Hansen si dedicasse
solamente al songwriting e alla chitarra.
Chiusura affidata alla doppietta "Somewhere out in space" / "Send me a sign".
Fine delle ostilità e tutti a casa felici e contenti dopo due giorni di buon heavy metal.
Chiudo con un suggerimento personale agli organizzatori della festa per la prossima edizione.
Che ne dite di pescare uno o due nomi da questo elenco?
Rage, Hammerfall, Stratovarius...... ACCEPT!
;-)
Di seguito la set-list dei Gamma Ray:
- Welcome/Avalon
- Heaven Can Wait
- Hellbent
- I Want Out
- Fight
- Dream Healer
- Empathy
- Master of Confusion
- Rebellion in Dreamland
- Land of the Free
- Man on a Mission / Miracle
- To the Metal
- Somewhere Out in Space
- Send Me a Sign
martedì 28 luglio 2015
THERE
"Non vanno mai via davvero. Sono tra noi".
Avevo lasciato Leonardo Patrignani, alias Patrick Wire, in veste di compositore e cantante
della power metal band Beholder e lo ritrovo dieci anni dopo come scrittore di successo.
Non so se questo ricordo faccia piacere all'autore ma nell'epoca di google e wikipedia
credo di non aver svelato nulla di clamoroso.
Patrignani dopo l'esordio nella letteratura con "Labirinto" (un thriller attualmente
fuori catalogo e di non facile reperibilità) firma con Mondadori, per dire, e pubblica
la trilogia di "Multiversum". Una saga Fantasy che riscuote grande successo, anche all'estero,
e si rivolge al pubblico "young-adult".
Con "There" Patrignani compie un notevole passo avanti.
Siamo di fronte a un'opera matura e con tutte le caratteristiche per essere apprezzata dagli amanti
di autori come Stephen King (probabilmente lo scrittore preferito e nume tutelare di Leonardo),
Brian Freeman e Dean Koontz.
La protagonista assoluta di "There" è la diciannovenne Veronica.
Lavora in un centro scommesse, abita in un piccolo appartamento e, cresciuta senza un padre,
si trova ad affrontare un dramma imprevisto e per lei insuperabile.
L'uccisione dell'adorata madre per mano di un folle.
Da quel terribile giorno tutto cambia per Veronica. Perde la voglia di vivere, si trascina
stancamente tra il posto di lavoro e la casa. Senza amici e senza uno straccio di fidanzato.
Poi, come spesso succede nella vita, basta un episodio e tutto cambia.
Veronica entra in contatto con lo scrittore Raymond Laera, eperto e studioso di esperienze
pre-morte, e con il neurochirurgo Samuele Mora (allievo del Laera).
Questi incontri scatenano nella ragazza la voglia di sapere qualcosa in più su quello che le sta accadendo da qualche tempo. Strane visioni, esperienze extra corporee e altre cose insolite.
Non svelo altro per non rovinare la sorpresa ma consiglio a tutti la lettura di "There".
Un thriller paranormale che vi piacerà sicuramente anche se non siete fans del genere.
Voto : 4/5
giovedì 28 maggio 2015
HEYSEL, 29 MAGGIO 1985
Non avevo ancora 13 anni. Li avrei compiuti poco più di un mese dopo.
La Juventus era già "La Mia Juve".
Ricordo l'eccitazione dell'attesa.
E ricordo le tante lacrime versate due anni prima per la sconfitta della "Mia Juve"
nella finale di Atene contro l'Amburgo. Troppe lacrime per quella che era "solo" una partita.
Ma ero un bambino cercate di capirmi.
Due finali di Coppa dei Campioni e due sconfitte.
Nel 1973 a Belgrado contro l'invincibile Ajax di Cruijff e, appunto, nel 1983.
Una vittoria in Coppa U.E.F.A. nel 1977 contro l'Atletico Bilbao e una in Coppa delle Coppe,
giusto l'anno prima, a Basilea contro il Porto.
Ebbene si, la Juventus che, secondo qualche genio, in Europa non era competitiva,
si stava giocando la terza finale consecutiva. A metà anni '90 fece pure di meglio
con quattro finali di fila (una di Coppa U.E.F.A. e tre di Champions League).
Questo a ulteriore testimonianza del fatto che la Juve è grande anche in Europa e
non solo in Italia (quella del 6 giugno prossimo a Berlino sarà l'ottava
finale di Champions disputata dalla squadra bianconera, per dire).
Quel 29 maggio del 1985 non c'erano dubbi.
Anche la Coppa dei Campioni, finalmente, sarebbe stata nostra.
In fondo il Liverpool aveva vinto il trofeo l'anno prima (a Roma contro la Roma) e
questa volta toccava a noi. Solo quattro mesi prima avevamo affrontato e battuto gli inglesi
con un secco 2-0 (doppietta di Boniek) nella finale di Supercoppa Europea dimostrando
una netta superiorità.
Insomma c'era tanto ottimismo.
Dopo un pomeriggio intero passato a giocare a calcio in cortile (anche per non consumarmi
nell'attesa), aspettavo la chiamata di papà per l'inizio dell'incontro.
Mi sembrava che l'ora fosse ormai arrivata ma papà non chiamava. Strano.
I minuti passavano e ancora niente.
A un certo punto mi decido e rientro in casa.
Quasi arrabbiato; convinto che la finale fosse iniziata e papà si fosse dimenticato di me.
Non era così.
In casa un silenzio irreale e sullo schermo della TV immagini di guerriglia.
Il motivo mi fu subito spiegato. Da papà. E da Bruno Pizzul che faceva la telecronaca per la Rai.
I "tifosi" inglesi (i famigerati hooligans) avevano assaltato
un settore (l'ormai tristemente famoso "Settore Z") occupato da supporters bianconeri.
L'assalto provocò un fuggi fuggi generale sulle gradinate e gli incidenti causarono
centinaia di feriti e decine di morti (alla fine della mattanza le vittime furono 39).
In quel momento la società Juventus e i suoi giocatori chiesero di cancellare la partita.
Ma su ordine delle autorità (IN)competenti, dell'U.E.F.A. e di tutte le istituzioni presenti
allo stadio, la squadra fu obbligata a scendere in campo.
Giocare, dissero i responsabili della decisione, avrebbe permesso alle forze dell'ordine
di gestire al meglio le due tifoserie. E forse fu davvero così.
Cosa sarebbe successo tra i violenti tifosi inglesi e gli inferociti tifosi italiani in cerca
di vendetta e "giustizia", se la finale non si fosse giocata? Non ci voglio pensare.
La partita iniziò con piu di un'ora di ritardo e si disputò regolarmente.
La Juventus vinse 1-0 grazie ad un rigore (inesistente) trasformato da Michel Platini.
Finalmente la "Coppa dalle grandi orecchie" era nostra.
Ma a quale prezzo?
A distanza di trent'anni è accertato che le colpe di quello scempio furono:
1) degli hooligans inglesi che, ubriachi fin dal mattino e violenti come pochi, attaccarono
il settore occupato da tifosi juventini;
2) delle autorità belghe che sottovalutarono il pericolo e non fecero nulla per prevenire
ed evitare possibili incidenti tra le tifoserie;
3) dell'U.E.F.A. che organizzò una partita di tale importanza in uno stadio vecchio e fatiscente.
La capienza ufficiale dello stadio Heysel era di 50.000 spettatori.
Si calcola che quella sera furono venduti quasi 60.000 biglietti.
E che, almeno, 5.000 tifosi inglesi entrarono senza biglietto.
In tutto questo, l'unica a non avere colpe fu la Juventus.
Eppure dopo tutti questi anni ci sono ancora delle bestie (mi scuso con gli animali ma non trovo
termine più adeguato per definire certi soggetti) che vomitano di tutto contro la Juve e i suoi tifosi.
Offendono la memoria di quei 39 angeli caduti, con cori e insulti aberranti.
Ancora oggi, l'odio per la Juventus porta dei mentecatti a sperare in un'altra Heysel
per i colori bianconeri.
Sono gli stessi che se la ridono per la morte di un Campione e gentiluomo
come Gaetano Scirea (emblema della Juve per classe, eleganza e serietà).
Gli stessi che fanno cori beceri sul povero Andrea Fortunato (giocatore juventino morto
di leucemia a neanche 24 anni, per quei pochi che non lo sapessero).
E sono gli stessi che intonano canzoncine demenziali su Pessotto (il nostro "Pessottino")
per il suo "incidente" nel 2006.
E io dovrei vergognarmi per quella Coppa? Vergognatevi voi, Bestie!
E questo, vorrei essere chiaro, vale anche per quei poveracci (non li chiamo tifosi perchè non lo sono)
che cantano divertiti per la sciagura di Superga o per la morte di Giacinto Facchetti.
Ci dicono che la dovremmo restituire quella coppa. Fesserie.
Come se fosse della Juve la colpa di quello che successe quella notte terribile.
A questo proposito riporto le parole di un grande scrittore come Mario Soldati pronunciate,
in un intervista a La Repubblica, qualche giorno dopo il dramma:
"La Juve si è comportata in maniera perfetta. Chi condanna il tripudio dei giocatori
sul campo dell'Heysel, dimentica forse che loro non potevano conoscere l'esatta dimensione
del dramma. E non sa che, una volta in campo, una squadra che abbia orgoglio e carattere
gioca con animo, dimentica ogni condizionamento esterno, pensa a battere l'avversario e basta.
Restituire la coppa sarebbe come punire la Juventus. E' assurdo. Bisognerebbe piuttosto
ricompensarla per le condizioni in cui ha saputo ottenerla."
Parole forti, certo, ma nette e inequivocabili.
La Juventus e i suoi innocenti tifosi pagarono un prezzo altissimo quella sera.
Evitiamo pene aggiuntive e senza senso alcuno.
Con l'avvicinarsi dell'anniversario ho letto due libri belli e interessanti sul tema Heysel.
Ne approfitto per citarli e per ringraziare i due autori.
"Quella notte all'Heysel" di Emilio Targia - Sperling & Kupfer e
"La notte dell'innocenza" di Mario Desiati - Rizzoli
Mi sembra doveroso ricordare le vittime di quella sera orribile.
I nostri 39 angeli:
- Rocco Acerra (28)
- Bruno Balli (50)
- Alfons Bos (35)
- Giancarlo Bruschera (35)
- Andrea Casula (11)
- Giovanni Casula (44)
- Nino Cerullo (24)
- Willy Chielens (41)
- Giuseppina Conti (17)
- Dirk Daeneckx (38)
- Dionisio Fabbro (51)
- Jaques François (45)
- Eugenio Gagliano (35)
- Francesco Galli (25)
- Giancarlo Gonelli (20)
- Alberto Guarini (21)
- Giovacchino Landini (50)
- Roberto Lorentini (31)
- Barbara Lusci (58)
- Franco Martelli (22)
- Loris Messore (28)
- Gianni Mastroiaco (20)
- Sergio Mazzino (38)
- Luciano Rocco Papaluca (38)
- Luigi Pidone (31)
- Benito Pistolato (50)
- Patrick Radcliffe (38)
- Domenico Ragazzi (44)
- Antonio Ragnanese (29)
- Claude Robert
- Mario Ronchi (43)
- Domenico Russo (28)
- Tarcisio Salvi (49)
- Gianfranco Sarto (47)
- Amedeo Giuseppe Spolaore (55)
- Mario Spanu (41)
- Tarcisio Venturin (23)
- Jean Michel Walla (32)
- Claudio Zavaroni (28)
sabato 25 aprile 2015
LA JUVENTUS SPIEGATA A MIA FIGLIA
Lo ammetto, sono in difficoltà.
Spiego il perchè.
Sono su twitter da più di due anni e Marco Caneschi è uno dei followers/following storici.
Amante dei libri e, soprattutto, della Juventus. Proprio come me.
Appena saputo della pubblicazione del suo primo libro, l'ho comprato senza pensarci un attimo.
E qui viene il problema. Se non mi piace come faccio a stroncarlo?
Problema risolto dopo la lettura. Il libro è bello.
Non tutto è perfetto naturalmente e ho avuto l'opportunità e il privilegio di dirlo all'autore
in prima persona. E questa cosa non è sempre possibile.
Un paio di ricostruzioni errate e un passaggio che non mi è proprio piaciuto
(non sarebbe elegante scriverne qui; chi fosse interessato me lo chieda in privato).
Un'altra cosa che non mi ha convinto è il ripetuto riferimento a Silvio B.
A leggere alcuni passaggi pare che tutti i problemi dell'Italia (economici, politici, morali,
calcistici...) siano colpa dell'ex Presidente del Consiglio.
Non ho mai votato B. e non ho alcun interesse a difenderlo ma è chiaro come il sole
che B. è l'effetto di questa Italia e non la causa.
Un'ultima cosa che non mi ha convinto (e anche questa l'ho detta a Marco) è il titolo.
Mi aspettavo una lettera a una bambina. Invece ho trovato una scrittura "adulta", pure troppo.
Tanti riferimenti storici e alcuni termini non proprio semplici.
Immagino che la figlia lo apprezzerà dopo aver finito gli studi :-)
Con questa battutaccia concludo la parte critica.
Veniamo alle cose che ho apprezzato. Tutto il resto!
Il libro è scritto benissimo. Si vede che l'autore ci sa fare.
E, dettaglio non trascurabile, si capisce quanto sia grande il suo Amore per la "Vecchia Signora".
Le 150 pagine si leggono d'un fiato. Una cavalcata nella storia della Juve.
Con particolare riferimento agli ultimi quarant'anni, quelli vissuti dall'autore come tifoso e
appassionato dei colori bianconeri. Dai suoi primi ricordi di bambino fino ai recenti trionfi
che hanno riportato la prima squadra di Torino nel posto che le compete.
Senza dimenticare gli anni bui post-Trapattoni e pre-Lippi e i numerosi lutti che
la famiglia Juve ha sofferto in tutti questi anni (Stadio Heysel, Scirea, Fortunato...)
Non sono molte le pagine dedicate a quello scempio che è stato il processo "Farsopoli"
ma si capisce bene l'opinione di Caneschi a riguardo di quello scandalo.
Non mancano neppure, come giusto che sia, le ricostruzioni dei due scudetti "scippati"
alla Juve di Ancelotti da Roma e Lazio.
Perchè qui la gente crede ancora che "La Juve Rubba" e non bisogna mai smettere
di ricordare come stanno le cose in realtà.
Una lettura indispensabile per tutti i tifosi juventini e, perchè no, per i tifosi delle altre
squadre non acceccati dall'odio e dal disprezzo per la società più gloriosa d'Italia.
Voto : 3/5
mercoledì 1 aprile 2015
HIGH AND LOW
Questo pezzo è una bomba!
Mio brano preferito in questi primi tre mesi del 2015.
Nonostante le uscite di pezzi da novanta come AC/DC, Angra e Blind Guardian.
E in attesa del nuovo capolavoro (si spera) di Luca Turilli.
Difficilmente i Serious Black avranno un futuro discografico (perlomeno
in questa formazione con Roland Grapow alla chitarra e Thomen Stauch alla batteria)
ma questa canzone basta e avanza.
Power Metal senza compromessi.
sabato 10 gennaio 2015
ALLEGRI..... MA NON TROPPO
Se penso che questo blog era nato per parlare, soprattutto, della mia Juve.
E invece l'ultimo post al riguardo è datato fine dicembre
( vikingo bianconero: JUVENTUS 2013).
I motivi sono tanti.
La mia presenza su Twitter mi ha tolto molto del tempo che dedicavo al blog.
I miei mille interessi (libri, film, musica, sport in genere....).
La Juve vince sempre ed è difficile trovare qualcosa di nuovo da dire.
Ma adesso, dopo sei mesi con il nuovo Mister, è venuto il momento di
mettere qualche punto e a capo.
Non amo Allegri, non lo volevo come allenatore e penso sia stato un grosso errore
della dirigenza bianconera pensare a lui come sostituto del condottiero Antonio Conte.
Il buon Max ha iniziato la sua avventura nella più gloriosa squadra italiana
nel migliore dei modi. In punta di piedi e senza stravolgere il lavoro fatto da Conte
nei tre anni precedenti. Quindi avanti con il 3-5-2 e con le certezze date
da un gruppo vincente fatto da grandi uomini oltre che ottimi giocatori.
Tante vittorie e subito in testa alla classifica. Un facile girone di Champions League
passato non senza qualche patimento (si lo so che l'anno scorso eravamo usciti in un girone
altrettanto facile ma la Juve di Conte arrivò anche ai quarti prima di uscire contro il Bayern Monaco
più forte di sempre, quest'anno vedremo).
Avevo una convinzione ad agosto. O la Juve è nettamente superiore alle altre italiane
(come credo sia sotto gli occhi di tutti) e quindi rivincerà il campionato "nonostante" Allegri
oppure quest'anno sarà durissima ripetersi.
Siamo a gennaio e non ho cambiato opinione. La Juve è prima con un solo punto di vantaggio
sulla Roma (aiutata in modo incredibile dagli arbitri ma questo è un discorso che non mi piace,
non mi è mai piaciuto e non deve mai diventare un alibi per la mia squadra).
Tanti punti persi dopo partite dominate e il motivo principale, a mio parere, è uno solo.
La Fame! Non c'è più quella voglia di vincere e disintegrare gli avversari che aveva l'ultima Juve
di Conte. Molti di voi continuano a ripetere che è stato il Mister salentino a voler lasciare la Juve.
Mi permetto di precisare. Lui sarebbe rimasto ben volentieri ma sapeva che non si poteva fare
più di quanto fatto nei tre anni precedenti. Quindi, interpreto il suo pensiero, o mi comprate
due-tre Top Player per giocarmela anche contro le grandi europee oppure rivoluzioniamo
tutta la rosa con giocatori nuovi ed affamati di vittorie. Iniziamo un nuovo ciclo.
La società non era dello stesso avviso e le strade si sono divise. Tutto qui.
Nel calcio succede e sempre succederà. Detto tra noi credo che quello tra Conte e la Juve
sia solo un arrivederci e non un addio definitivo.
Ma torniamo ad Allegri. Dopo qualche mese ha iniziato a metterci del suo.
Difesa a 4, rombo a centrocampo con i quattro moschettieri Marchisio-Pirlo-Pogba-Vidal
contemporaneamente in campo (cosa che con Conte non succedeva quasi mai se ricordate )
e il duo Tevez-Llorente praticamente intoccabile.
Vero è che Allegri non ha mai avuto a disposizione Barzagli ma Chiellini riportato in mezzo
è un pericolo pubblico. Asamoah/Evra e Lichsteiner sono quasi più ali che terzini. E i
quattro centrocampisti sono più portati alla costruzione che all'interdizione.
Detto che Tevez è un fuoriclasse assoluto. Giocatore insostituibile e indispensabile in
questa Juve; non capisco l'insistenza con Llorente. Lo spagnolo non è assolutamente
in condizione e se non lo rifornisci adeguatamente, ben difficilmente potrà risultare decisivo.
E allora perchè non dare più spazio a Morata (investimento pesante il suo) e al giovane Coman?
Ecco perchè il passaggio dal 3-5-2 al 4-4-2 (4-3-1-2) ha portato risultati peggiori
e più gol subiti. Ultime sei partite ufficiali, cinque pareggi e una vittoria contro il
Cagliari di Zeman (sai che fatica!).
Senza dimenticare che uno dei pareggi ha portato alla sconfitta in Supercoppa contro il Napoli.
Persa ai rigori direte voi.
Certo ma, vista la differenza di valori tra le due squadre e visto l'andamento della partita,
ai rigori non ci dovevi arrivare.
E nessuno mi leva dalla mente che con Conte in panchina il Napoli non avrebbe mai rimontato
il doppio svantaggio.
Può essere che lo zoccolo duro dello spogliatoio (diciamo i senatori) avessero bisogno
di più liberta e serenità. Probabilmente lo stile di Conte (come quello di Mourinho per esempio)
ha tanti pregi ma anche il difetto di "logorare" i giocatori. Nella testa ancor prima che nel fisico.
Ed è qui che serve la mano del nuovo allenatore. Lasciare una sorta di autogestione al gruppo
non è consigliabile e deve essere il tecnico a infondere nuovi stimoli e motivazioni
a dei giocatori che arrivano da tanti successi.
Può essere Allegri l'uomo giusto? L'unico allenatore negli ultimi dieci anni a non aver vinto
il campionato avendo Ibrahimovic in squadra.
Secondo me no. Ma spero, davvero tanto, di sbagliarmi.
Mi auguro di ritrovarmi a maggio con l'ennesimo scudetto sul petto e, in quel caso,
sarò il primo a fare i complimenti al Mister.
Per quanto riguarda la Champions League mi aspetto il passaggio del turno
contro il Borussia Dortmund ma nulla di più.
Real Madrid e Bayern Monaco sembrano fuori portata.
Anche Chelsea e Manchester City sono, probabilmente, superiori.
Battere il Borussia, e un sorteggio favorevole, potrebbe portarci addirittura in semifinale.
Sarebbe un colpo incredibile per gli introiti economici e il ranking.
Ma questa è un'altra storia.......
P.S. Ho appena sentito Allegri in conferenza stampa dire che "prendere un gol non è un dramma,
bisogna stare calmi e continuare a giocare". A mio modo di vedere prendere un gol,
sportivamente parlando, è proprio un dramma e non devi mai dare questo messaggio
alla squadra. Uno come Conte, tanto per fare un nome, una frase così non la direbbe mai.
Non in conferenza stampa perlomeno.
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